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A Bologna un convegno sul ruolo di AVIS nella scuola

Ridurre le diseguaglianze, ampliare l’orizzonte di riferimento della formazione dei giovani, promuovere pratiche di cittadinanza attiva. Sono tante le sfide che AVIS si trova a dover affrontare per essere sempre di più protagonista del cambiamento nel mondo della scuola. Se ne è parlato a Bologna nel corso di un convegno promosso dall'area scuola di AVIS Nazionale. Presenti alcuni nomi illustri di filosofia, didattica e pedagogia

La scuola come universo privilegiato per lo sviluppo della cittadinanza attiva: una convinzione che da tempo muove l’operato di AVIS nell’ambito della formazione dei più giovani, dai bambini della primaria fino ai ragazzi che svolgono l’esperienza di Servizio Civile. E, proprio a partire da questa prospettiva, ha mosso le fila l’appuntamento “Scuola & AVIS: condividere, innovare, collaborare. Le nuove strategie per i percorsi di promozione della cittadinanza attiva”, svoltosi a Bologna nei giorni 4 e 5 novembre, in continuità con il recente appuntamento vissuto a Napoli. 

Un evento “gemello”, come lo ha definito nei saluti iniziali Domenico Nisticò – Tesoriere nazionale e responsabile dell’area scuola, che ha organizzato la due giorni -, perché arricchito, rispetto all’edizione campana, di un importante approfondimento sulla relazione tra Servizio Civile Universale e mondo della scuola.

A fare da trait d’union tra i due appuntamenti, guidati dal Coordinatore scientifico Piero Cattaneo, è stato l’intervento di Filippo Gomez Paloma, Professore Ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale presso Università degli Studi di Macerata, che ha ricordato come l’attuale concezione “liquida” della società abbia “contagiato” anche il mondo della formazione. In particolare, la fusione tra diversi tipi di apprendimento – formale, informale e non formale – può comportare delle incertezze: «La docenza – ha spiegato il relatore – è cambiata. Oggi c’è bisogno di aver soft skills che facciano innamorare i ragazzi della costruzione del sapere. La scuola dovrebbe osare, ma con consapevolezza, cambiando forma mentis, senza temere le innovazioni, per colmare il gap maturato nei confronti della società a causa della sua scarsa flessibilità».

Un gap riscontrabile anche nel mondo del Terzo settore, come sottolineato da Fausto Aguzzoni, Vicepresidente Vicario con delega al Servizio Civile. A evidenziarlo sono i recenti dati Istat relativi allo stato del no profit in Italia, che segnalano un calo di circa un milione di volontari negli ultimi sette anni. “Un crollo che può essere legato alla crisi demografica o al desiderio di svolgere volontariato in maniera meno organizzata, ma che, al tempo stesso, può essere dettato da indifferenza. Proprio per questo motivo ci è sembrato doveroso riflettere sul tema del Servizio Civile Universale in un contesto in cui si parla di scuola e cittadinanza attiva”.

Convegno scuola AVIS bologna
Un momento del convegno di Bologna

A squadernare l’argomento è stata Laura Milani, Presidente della Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (Cnesc): “L’obiettivo dei 12 mesi vissuti dai ragazzi fanno questa esperienza – ha detto – è quello di educare alla pace e alla cittadinanza attraverso la prossimità. Ai ragazzi non raccontiamo cosa vuol dire essere cittadini attivi, ma glielo facciamo sperimentare”. Anche in questo settore si nota un crollo di adesioni: “Noto, però, che nei giovani c’è sempre il desiderio profondo di fare qualcosa. La responsabilità di noi adulti è sapere farlo emergere e farlo crescere anche in modo maieutico. Sarebbe bello che i percorsi che portiamo nella scuola possano raggiungere questo obiettivo, anche attraverso la formazione agli insegnanti”. 

La scuola, ha confermato Prof. Aluisi Tosolini, Dirigente Scolastico e Filosofo dell’educazione, aiuta i soggetti a costruire se stessi nella relazione con gli altri: “È uno spazio privilegiato e deve essere vissuto dai ragazzi come una casa comune: se uno studente non vede l’ora di scappare a casa, allora quella scuola andrebbe chiusa”. Il motivo, spiega ancora Tosolini, è che nella scuola i ragazzi dovrebbero acquisire competenze non cognitive di cittadinanza, anche se nel concreto non sempre è così: “Sebbene le normative postulino e supportino l’integrazione tra scuola e comunità educante, nella realtà domina il paradigma della separatezza. La comunità educante, per essere tale, deve essere radicata nel territorio, di cui deve prendersi cura”. E proprio in questo ambito, sottolinea, sta lo specifico della presenza di AVIS a scuola: l’apporto che questa associazione può dare è la centralità della cura come relazione, perché gli esercizi di cura rappresentano pratiche di cittadinanza e di incontro con l’altro.

Anche la corporeità contribuisce alla scoperta e alla cura della diversità. Lo ha evidenziato il Prof. Mario Zaninelli, docente alla Facoltà di Scienze motorie presso l’Università Statale di Milano, che ha ricordato come le disabilità possano rappresentare una grandissima risorsa educativa perché contribuiscono a fornire un diverso orizzonte alla corporeità e favorire l’inclusione. Educare al dono, ha aggiunto, apre alla relazionalità e alla reciprocità verso “l’altro”, che diviene esso stesso dono.

Nel pomeriggio, spazio alle testimonianze e alle pratiche di successo nel mondo della scuola da parte di cinque Avis regionali (Trentino, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche) e di Admo. A partire da queste esperienze, divisi in gruppi e guidati da Luca Caci, presidente dell’associazione Prospettive, i partecipanti all’evento hanno lavorato all’elaborazione di proposte formative per avvicinare i più giovani alla cultura del dono. Un lavoro prezioso che può rappresentare una risorsa non solo per l’ecosistema avisino, ma anche per il nostro Paese, nella prospettiva di ridurre le diseguaglianze, ampliare l’orizzonte di riferimento della formazione dei giovani, promuovere e aumentare concretamente le priorità di “apertura” della scuola e di AVIS verso la partecipazione a politiche di alleanze, per affrontare il futuro con strategie di collaborazione più diffuse, più ampie e più inclusive.

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