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Come festeggiare il compleanno? Con la 100esima donazione

Daniele Battilani è il vice presidente di Avis Comunale Podenzana. I suoi 50 anni sono stati celebrati in una maniera tanto originale, quanto straordinariamente unica

 

Le cose più inaspettate, e talvolta più belle, quasi sempre avvengono per caso. E questa storia non fa eccezione. Riguarda Daniele Battilani, vice presidente di Avis Comunale Podenzana, un piccolo centro nel cuore della Lunigiana, nella provincia di Massa Carrara.

È lui che ci spiega come, per caso appunto, la sua 100esima donazione sia coincisa con i festeggiamenti per i suoi 50 anni di età: «La cosa non era premeditata, devo essere sincero. Mi sono accorto di essere vicino a quota 100 a inizio anno – racconta – e quindi ho cercato di prenotare le raccolte successive per fare in modo che il traguardo coincidesse con la data del mio compleanno». Che è stato il 23 settembre, ma la storia è caratteristica a prescindere.

Daniele Battilani durante la 100esima donazione

Donatore sia di sangue che di plasma, Daniele è cresciuto da sempre a Podenzana dove, fin da ragazzo, con i suoi amici frequentava il bar di proprietà di Enzo Spinatelli, attuale presidente della sede Avis, nonché fondatore. «La nostra Comunale nacque quando la figlia di Enzo si ammalò e lui, peraltro già donatore, decise di creare un punto di riferimento associativo anche nel nostro comune. Da lì la decisione, insieme ad altri miei coetanei di allora, di intraprendere lo stesso cammino non appena compiuti i 18 anni». E il resto è storia.

Daniele insieme alla moglie Barbara e ai figli Veronica e Fabio

Sposato con Barbara, donatrice anche lei, hanno due figli: Fabio, donatore a sua volta insieme alla fidanzata, e Veronica: «Lei ancora no – spiega sorridendo – perché ha soli 15 anni, quindi ancora è presto». Tuttavia, quella di Daniele è l’ennesima dimostrazione di quanto a volte sia prezioso avere un esempio dentro casa che testimoni l’importanza di compiere questo gesto per stimolare i giovani a fare altrettanto. Anche se lui non la vede allo stesso modo: «Stiamo vivendo una fase in cui il coinvolgimento delle nuove generazioni verso questa causa non è fortissimo. Chi ha paura dell’ago, chi non ha tempo. A questo si deve aggiungere anche che gli spostamenti nel nostro territorio non sono proprio agilissimi, visto che abbiamo solo due centri trasfusionali, uno a Pontremoli e l’altro a Fivizzano. Noi con i nostri figli parliamo, ma ci sono tanti della mia generazione, che sono donatori o donatrici come noi, che nonostante abbiano avuto figli anche loro non sono riusciti a tramandare questa scelta. Quindi c’è molto da lavorare ancora – conclude – e per quanto ci riguarda, quando organizziamo incontri con le scuole, spesso puntiamo più ai genitori che ai ragazzi stessi».

E infine un appello: «Nel nostro territorio abbiamo registrato un picco di donazioni e nuovi donatori proprio nel 2020, l’anno segnato dalla pandemia. Questo significa che, comunque, un minimo di attenzione su questo tema c’è. Ai giovani allora dico che di sangue e plasma c’è bisogno sempre e che è importante farsi avanti, senza aspettare che qualche persona cara si ammali per decidersi». 

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