Perché esiste il Terzo Settore? Che ruolo ricopre il volontariato nella nostra società? E poi ancora, che sensibilità mostrano i giovani in merito? A queste e a molte altre domande si è cercato di fornire una risposta durante “Volontariato in rete – Le nuove opportunità introdotte dal Terzo Settore”, la tavola rotonda organizzata da AVIS Nazionale in occasione della Conferenza Organizzativa di Roma di sabato 4 e domenica 5 marzo. Moderato da Greta Pieracci, vice-coordinatrice della nostra Consulta nazionale giovani, l’evento ha visto intervenire importanti rappresentanti del mondo del welfare e dell’associazionismo.
Dopo i saluti iniziali, i lavori sono stati aperti dall’intervento di Mons. Remigio Bellizio, Direttore della Pontificia Fondazione “Domus Missionalis” e docente di Teologia Morale alla Pontificia Università Urbaniana (a questo link è possibile leggere il testo integrale della sua relazione). Sottolineando l’importanza di tutelare i valori della gratuità e della fraternità, citando San Paolo ha ricordato quanto «la donazione debba essere totalmente libera. Il prossimo è un fratello di cui mi sento responsabile e attraverso il dono è possibile costruire la civiltà dell’amore. Si può essere ricchi di capitale economico, ma poveri di capitale sociale: la ricerca, legittima, del beneficio personale non può essere perseguita a discapito degli altri».
Anche perché, come ha spiegato Roberto Speziale, Coordinatore Consulta Welfare Forum del Terzo Settore e presidente ANFASS, «il Terzo Settore esiste perché ci sono milioni di cittadini, in particolare fragili, che hanno bisogno di una mano. La società civile si è quindi organizzata per fornire una risposta concreta a tali necessità. Le associazioni sono i soggetti che creano le reti di solidarietà attraverso le quali è possibile perseguire il bene comune». Da qui il richiamo all’importanza di una Riforma da vivere come «un’opportunità da sfruttare affiancando le associazioni lungo un delicatissimo, ma decisivo, cambiamento storico».
Alessandro Lombardi è il Direttore generale del Terzo Settore e della responsabilità sociale delle imprese del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. È lui a ribadire quanto proprio la riforma del Terzo Settore «abbia rappresentato una svolta rispetto al passato. Dal 2017 esiste quello che possiamo definire un diritto del Terzo Settore che è così riuscito a rafforzare la sua attrattività. Numeri ufficiali – ha proseguito – ci dicono che ogni mese circa 1400 enti fanno richiesta di ingresso al RUNTS (il Registro unico nazionale del terzo settore, ndr). Ecco perché la sinergia tra associazioni e istituzioni è alla base di tutto questo». Un concetto ripreso anche nella seconda parte della tavola rotonda (a questo link è possibile consultare la sua presentazione completa) sottolineando l’importanza di «individuare le possibili risposte ai bisogni del territorio e di considerare gli Enti di Terzo Settore (ETS) come soggetti in posizione paritaria rispetto alla pubblica amministrazione: interpreti del bisogno collettivo e autori, di concerto con le amministrazioni, dei migliori percorsi da intraprendere per rispondere a queste necessità».
E a confermarlo è Luciano Gallo, esperto di ANCI (l’Associazione nazionale comuni italiani), che ha ricordato come oltre ai bandi di co-progettazione «i Comuni stiano dando seguito alle linee guida ministeriali contenute nella cosiddetta “amministrazione condivisa”. Già dallo scorso anno, volontari e operatori del Terzo Settore hanno aderito a esperienze, appunto, sia di co-programmazione che di co-progettazione, in cui i cittadini, con i rispettivi bisogni e aspettative, sono stati posti al centro di uno sforzo congiunto delle singole amministrazioni e del Terzo Settore. L’amministrazione condivisa è questo, una condivisione di poteri e responsabilità tra enti pubblici e Terzo Settore, chiamati a programmare, progettare e agire congiuntamente a favore delle loro comunità». Ricordare il concetto del “noi”, insomma: il paradigma è «la persona al centro, ma per fare questo dobbiamo acquisire competenze attraverso la formazione congiunta e condivisa. Dobbiamo puntare a una società che guardi in primis agli ultimi, senza alimentare disparità».
Ma che impatto genera questa riorganizzazione sui singoli centri di volontariato? Lo ha spiegato la presidente di CSVnet, Chiara Tommasini, ricordando l’importanza di «far emergere le caratteristiche dei vari territori in cui è stata definita una nuova vision dei vari CSV per strategie e nuovi modelli organizzativi. Che concezione operativa dobbiamo assumere per adempiere al nostro ruolo? Capire in che modo contribuire – ha detto – è necessario anche per fare rete, per alimentare la collaborazione tra enti, volontariato, istituzioni e imprese. Il volontariato è libera espressione delle persone ed è formato da una miriade di piccole realtà che da sole non possono trovare tutte le risposte e le risorse per attrezzarsi. Hanno bisogno di piattaforme in cui incontrare le competenze che servono, per dialogare e mettere in rete le risposte. I CSV sono i luoghi dove andare a reperire le risposte che mancano all’interno delle associazioni».
E questa sensibilità è riscontrata anche nelle nuove generazioni. Maria Cristina Pisani, presidente del CNG (il Consiglio nazionale giovani), ha portato l’esperienza italiana che, a livello europeo, «ci vede più attivi rispetto ai nostri coetanei degli altri Paesi in tema di Terzo Settore. Nascono nuove associazioni che, proprio grazie alla riforma, permettono di affrontare criticità come le difficoltà di sviluppare progetti a livello locale a causa della mancanza di fondi. Lo scopo dell’associazionismo è fare rete, ma occorre un supporto economico: le istituzioni vanno stimolate a investire risorse in un settore in cui le persone dedicano parte del proprio tempo più a donare che a ricevere e non devono essere dimenticate».
A fine tavola rotonda c'è poi stato spazio per un dibattito a cui hanno preso parte diversi rappresentanti delle AVIS Regionali, che hanno lanciato un appello verso una maggiore semplificazione degli adempimenti richiesti alle associazioni dalla Riforma del Terzo Settore. «Il volontariato – hanno sottolineato – desidera rispettare le norme, ma vuole in primis comprendere meglio le opportunità offerte dalla riforma che, non sempre, riescono a cogliere fino in fondo».
La Conferenza è poi proseguita nel pomeriggio di sabato con i partecipanti che sono stati suddivisi in sei gruppi di lavoro e, successivamente, con due lezioni frontali. La prima su tematiche legate alla fiscalità degli Enti di Terzo Settore e amministrazione a cura di Giorgio Dulio, componente dell'Esecutivo AVIS Nazionale con delega a Fiscalità, tributi e bilanci e sviluppo della Rete Associativa Nazionale, e Claudio Bianchini, commercialista e consulente di AVIS Nazionale. La seconda lezione, curata da Stefano Farina (a questo link è possibile consultare la sua presentazione completa), Coordinatore dell'Area organizzazioni, cultura e valori CSV Milano, ha riguardato l'utilizzo della piattaforma RUNTS.
La domenica mattina ha visto la restituzione di quanto sviluppato il giorno prima dai gruppi di lavoro. La giornata è stata poi contraddistinta dal monologo dell'attore e cabarettista, Diego Parassole, che ha proposto una coinvolgente riflessione su concetti chiave per un'organizzazione complessa ed eterogenea come AVIS. Dal cambiamento al team building, il tutto accompagnato dalla simpatia che ha coinvolto la platea.
Qui di seguito è possibile consultare quanto sviluppato dai singoli gruppi di lavoro:
- Nuove prospettive nella gestione degli ETS – Gruppo 1
- Nuove prospettive nella gestione degli ETS – Gruppo 2
- Fidelizzazione dei nuovi volontari e dei giovani – Gruppo 1
- Fidelizzazione dei nuovi volontari e dei giovani – Gruppo 2
- Co-programmazione e co-progettazione: le frontiere dell'amministrazione condivisa – Gruppo 1
- Co-programmazione e co-progettazione: le frontiere dell'amministrazione condivisa – Gruppo 2
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