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Così Avis vuole contrastare le carenze di sangue in Sardegna

La nostra sede Comunale di Capoterra, in provincia di Cagliari, ha ottenuto l’accreditamento per effettuare la raccolta. Il presidente Alessandro Picci: «Un punto di riferimento per i paesi limitrofi e una risposta concreta alle esigenze dei pazienti talassemici»

È una regione che, da sempre, vive un costante paradosso: è tra i territori italiani che raccolgono più unità di sangue e, allo stesso tempo, quello che ne consuma di più vista la massiccia presenza di pazienti talassemici che necessitano di costanti trasfusioni. Ma ora la Sardegna ha, per così dire, un alleato in più.

 

AvisLa sala dove verrà effettuata la raccolta

Da martedì 8 novembre, infatti, la sede di Avis Comunale di Capoterra, in provincia di Cagliari, ha ottenuto l’accreditamento per effettuare la raccolta di sangue intero all’interno della propria struttura. Come ha spiegato il presidente, Alessandro Picci, «è una bellissima notizia non solo per la nostra cittadina, ma per tutte le aree limitrofe. Al di là dei residenti di Capoterra che potranno effettuare la donazione direttamente in sede, anche chi vive in paesi più distanti potrà fare riferimento a noi senza dover percorrere chilometri e chilometri».

 

La struttura, oltre alla nostra associazione, ospita anche la polizia locale e la protezione civile. L’organizzazione logistica, in termini di chiamata del donatore, prenotazione della donazione e gestione del ristoro, sarà curata da Avis Comunale, mentre la parte del personale medico sanitario da impiegare nella raccolta sarà a carico di Avis Provinciale Cagliari. «Per noi questo rappresenta un passo importante – prosegue il presidente – perché fin dalla nostra nascita nel 2013 siamo sempre stati un comune virtuoso in termini di quantità raccolte. Per la precisione, il secondo di tutta la provincia dopo Cagliari. Venerdì 11 novembre effettueremo la nostra prima giornata di raccolta in sede».

 

AvisL'esterno della sede Avis di Capoterra

E cosa rappresenti per l’intero territorio sardo l’apertura dell’udr e quali siano gli obiettivi per il prossimo futuro, è lo stesso Picci a raccontarlo: «Donando in sede si dà la possibilità ai paesi circostanti dotati di autoemoteche di destinarle alle raccolte nei centri che sono distanti dai grandi capoluoghi. Avere un polo di riferimento dove raccogliere sangue intero (la plasmaferesi è possibile solo nel centro trasfusionale di Cagliari, ndr) vuol dire rispondere concretamente alle esigenze dei moltissimi pazienti talassemici che vivono in Sardegna. Ma non solo. Incrementare la raccolta significa anche poter soddisfare al meglio le esigenze del periodo estivo in cui la popolazione aumenta di circa il 30% per via del turismo, con conseguenti necessità aumentate negli ospedali. Se già oggi – conclude – siamo riusciti ad aumentare le giornate di raccolta mensili rispetto al periodo pre pandemico, con l’apertura dell’udr in sede contiamo di centrare numeri ancora più importanti».

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