Contribuire alla diffusione degli ultimi risultati ottenuti dalla ricerca e promuovere la conoscenza e il trattamento di questi tumori che colpiscono il sistema immunitario. È l’obiettivo con cui il 15 settembre si celebra la Giornata della consapevolezza sul linfoma, l’appuntamento nato nel 2004 su proposta della Lymphoma Coalition, una rete mondiale che fornisce supporto ai pazienti che ne sono colpiti.
Si tratta di forme generate da una proliferazione incontrollata di un particolare globulo bianco, il linfocita, “incaricato” di contenere l’attacco degli agenti esterni. Ne vengono riconosciuti due sottotipi in base all’origine cellulare: il più frequente è quello della “linea B”, mentre più rari, in particolare nei Paesi occidentali, sono quelli della “linea T”. I fattori che possono provocare questa malattia sono, nella maggior parte dei casi, sconosciuti: tuttavia, le infezioni di virus o batteri, insieme ad alcune malattie croniche, possono aumentare il rischio di sviluppare dei sottotipi di linfoma. In generale, comunque, i gruppi in cui possono essere classificati sono due.
Linfoma di Hodgkin
Si tratta di tumori del sistema immunitario caratterizzati da un primo picco di incidenza attorno ai 30 anni e da un secondo picco attorno ai 70: rappresentano la neoplasia più frequente nella fascia d’età tra i 20 e i 30 anni. In base all’ultimo report dell’AIOM (l’Associazione italiana di oncologia medica), “I numeri del cancro in Italia”, sono 67mila le persone viventi nel nostro Paese dopo una diagnosi, con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi stessa dell’85% per gli uomini e dell’87% per le donne. Complessivamente, nei Paesi industrializzati, Italia compresa, il tasso di incidenza si attesta a 3-4 casi per 100.000 abitanti ogni anno, con un lieve eccesso di casi nei soggetti di sesso maschile. La malattia si presenta generalmente con l’ingrossamento dei linfonodi del collo e del torace, ma in circa la metà dei casi lo stadio è avanzato con il possibile coinvolgimento di organi extranodali come il polmone, la milza e lo scheletro. Tra i fattori di rischio per il linfoma di Hodgkin (LH), l’infezione da EBV (il virus che provoca anche la mononucleosi) è quello supportato dalle maggiori evidenze e si stima abbia un ruolo nella genesi di un terzo circa dei casi. Anche per il LH, così come per gli altri linfomi, non esistono programmi di prevenzione primaria e secondaria.
Linfoma non-Hodgkin
Rappresentano un gruppo eterogeneo di neoplasie del sistema immunitario che originano dai linfociti di tipo B o T. In base alla più recente classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono descritti più di 60 tipi di linfoma non-Hodgkin (LNH), ognuno come entità a sé stante. La descrizione epidemiologica di tutti i LNH, senza ulteriori distinzioni, fornisce informazioni complessive sull’andamento di un gruppo complesso di patologie tumorali, ma non tiene conto di possibili differenze e variazioni a livello delle singole entità nosologiche. I dati di incidenza, contenuti sempre nel report dell’AIOM, confermano questo gruppo di patologie come uno dei primi 10 tumori per frequenza in Italia, in misura simile per uomini e donne, pari al 3% circa di tutte le neoplasie. Sono infatti 156.400 i pazienti con LNH, con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi del 67% per gli uomini e del 70% per le donne.