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Gli effetti dell’andamento demografico sulla donazione

Il ricambio generazione procede a rilento e la prospettiva di ritrovarci in un Paese con sempre meno nascite potrebbe ripercuotersi ulteriormente sul nostro sistema trasfusionale. Ecco cosa è emerso dalla relazione del presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, al 44° Convegno Nazionale SIMTI

Calo demografico, età media avanzata, numero sempre più ridotto di nuovi nati. Sono alcuni dei fattori che, nel prossimo futuro, potrebbero comportare impatti notevoli sulla stabilità del nostro Servizio sanitario nazionale, in particolare nell’ambito trasfusionale. È quanto emerge dalla relazione “Demografia, antropologia e donazione: uno sguardo in avanti” presentata dal presidente di AVIS NazionaleGianpietro Briola, in occasione del 44° Convegno nazionale della SIMTI (la Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia).

 

dati ufficiali dell’ISTAT, infatti, confermano una tendenza alla quale già da un po’ stavamo iniziando ad assistere: la popolazione italiana continuerà a calare. Le stime dell’ultimo report parlano di circa 12 milioni in meno fino al 2070. Sempre meno saranno le coppie con figli rispetto a quelle che non ne avranno e lo stesso varrà per il numero di giovani in rapporto agli anziani, con la popolazione in età lavorativa che, in trent’anni, scenderà dal 63,8% al 53,3%. Una proiezione che inevitabilmente si ripercuoterà sui singoli territori, con i Comuni che tenderanno a svuotarsi gradualmente così come le aree rurali. Nel 2050 l’età media sarà di 50,7, ma il 2048 potrebbe essere addirittura l’anno in cui le morti doppieranno le nascite: insomma un quadro che chiama tutti a una riflessione profonda.

 

Come ha spiegato Briola, «il tema del calo demografico rischia di ripercuotersi in maniera potenzialmente pericolosa anche sul nostro sistema sanitario, in particolare per quel che riguarda le attività trasfusionali. Se già il ricambio generazione tra donatori “vecchi e nuovi”, per così dire, procede a rilento, la prospettiva di ritrovarci in un Paese con sempre meno nascite potrebbe acuire ulteriormente questo problema. Si aggiunga a ciò il dato rilevante di un cambio radicale nelle abitudini e attitudini sociali e lavorative della popolazione, e dei giovani in particolare, che dovranno trovare risposta in una diversa organizzazione e gestione dell’approccio valoriale e della organizzazione delle raccolte, con maggiore flessibilità e diverso coinvolgimento». 

 

Il presidente si è poi rivolto ai cosiddetti “nuovi cittadini”, «gli stranieri cioè che scelgono l’Italia non solo per fuggire da situazioni complicate nei loro Paesi di origine, ma anche per trovare lavoro e offrire un futuro migliore ai propri figli. Tra loro, sono sempre di più quelli che, per “ricambiare” per così dire l’accoglienza, decidono di donare il sangue. Una scelta straordinaria, che ben conosciamo sotto l’aspetto solidale, e per certi versi particolarmente strategica per l’intero Servizio sanitario nazionale. Il sangue di chi appartiene a etnie diverse dalla nostra, infatti, ha caratteristiche e peculiarità che lo rendono ancora più prezioso».

 

Come indicazione per l’arruolamento di nuovi donatori e per contenere così gli effetti dell’andamento demografico, Briola ha ribadito che «uscire dal concetto di “emergenzialità” della donazione è il primo e fondamentale passo verso tale risultato. Seppur ci sia possibile avvicinare un candidato donatore per una contingenza, questo non è presupposto sufficiente e nemmeno necessario per convincerlo a ripetere il suo gesto. L’emergenza è infatti percepita come fatto episodico, legato a condizioni particolari, a persone specifiche o a eventi straordinari e catastrofici, ma non giustifica né motiva, per sua natura, la continuità del gesto. Se si insiste su questa spinta emozionale – ha concluso – a lungo andare si ottiene l’effetto contrario, con il dubbio di una disorganizzazione, di una cattiva programmazione, di una incapacità a gestire e affrontare il problema in modo organico  e strutturale. Una condizione che tenderà a demotivare anche chi, occasionalmente, si rende disponibile alla donazione».

 

A questo link è possibile consultare le slide presentate dal presidente Briola durante il convegno.

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