Un dispositivo in grado di individuare i donatori di globuli rossi “di alta qualità”. È il risultato di uno studio effettuato dai ricercatori della British Columbia University e pubblicato sulla rivista Lab on a Chip. La ricerca punta a dimostrare come la medicina trasfusionale possa essere “personalizzata” in virtù dei comportamenti non uniformi degli stessi globuli rossi. Questo tema sarà al centro di un simposio scientifico intitolato “La medicina trasfusionale personalizzata: un ponte tra il donatore e il ricevente – Personalized transfusion medicine: a bridge between donor and recipient” che il Centro nazionale sangue sta organizzando all’auditorium Parco della Musica di Roma per il 13 giugno, nell’ambito delle iniziative in programma per la Giornata mondiale del donatore. Durante lo studio è stato misurato il parametro sul sangue conservato di otto donatori, di cui due hanno dimostrato di poter donare globuli rossi più stabili rispetto agli altri. Questo perché la ricerca ha voluto testare la capacità dei globuli rossi di mantenere invariate le proprie caratteristiche anche nel momento di attraversare canali stretti come i capillari, una fase in cui la loro conservazione del sangue viene persa un po’. La ricerca della Columbia University si va tuttavia a inserire in un filone di indagini volte a capire anche come la variabilità biologica di donatore e ricevente possa provocare impatti sull’efficacia della terapia trasfusionale. Ad esempio età, etnia o frequenza del numero di donazioni, sono fattori che possono influenzare la biologia dei globuli rossi conservati in emoteca, con conseguenti possibili ripercussioni sui pazienti che poi li ricevono. Obiettivo dell’incontro organizzato dal Cns sarà proprio questo: condividere le evidenze scientifiche più attuali finalizzate a massimizzare il valore e l’efficacia terapeutica del dono del sangue, nell’ottica della tutela della salute del donatore.Un dispositivo in grado di individuare i donatori di globuli rossi “di alta qualità”. È il risultato di uno studio effettuato dai ricercatori della British Columbia University e pubblicato sulla rivista Lab on a Chip. La ricerca punta a dimostrare come la medicina trasfusionale possa essere “personalizzata” in virtù dei comportamenti non uniformi degli stessi globuli rossi. Questo tema sarà al centro di un simposio scientifico intitolato “La medicina trasfusionale personalizzata: un ponte tra il donatore e il ricevente – Personalized transfusion medicine: a bridge between donor and recipient” che il Centro nazionale sangue sta organizzando all’auditorium Parco della Musica di Roma per il 13 giugno, nell’ambito delle iniziative in programma per la Giornata mondiale del donatore. Durante lo studio è stato misurato il parametro sul sangue conservato di otto donatori, di cui due hanno dimostrato di poter donare globuli rossi più stabili rispetto agli altri. Questo perché la ricerca ha voluto testare la capacità dei globuli rossi di mantenere invariate le proprie caratteristiche anche nel momento di attraversare canali stretti come i capillari, una fase in cui la loro conservazione del sangue viene persa un po’. La ricerca della Columbia University si va tuttavia a inserire in un filone di indagini volte a capire anche come la variabilità biologica di donatore e ricevente possa provocare impatti sull’efficacia della terapia trasfusionale. Ad esempio età, etnia o frequenza del numero di donazioni, sono fattori che possono influenzare la biologia dei globuli rossi conservati in emoteca, con conseguenti possibili ripercussioni sui pazienti che poi li ricevono. Obiettivo dell’incontro organizzato dal Cns sarà proprio questo: condividere le evidenze scientifiche più attuali finalizzate a massimizzare il valore e l’efficacia terapeutica del dono del sangue, nell’ottica della tutela della salute del donatore.
