Un gruppo di ragazzini che, per la prima volta, decidono di andare in campeggio abbandonando il cosiddetto “porto sicuro” della famiglia. Un modo diverso e coraggioso di affrontare la vita e la malattia da cui sono affetti: l’emofilia. È la storia che viene raccontata attraverso “I miei supereroi”, il cortometraggio, basato sulla storia “Guardami! Sto volando!” di Alessandro Marchello (educatore, scrittore e autore di teatro, lui stesso paziente emofilico), che è stato presentato nei giorni scorsi a Venezia in occasione della 77esima Mostra internazionale d’arte cinematografica che si chiuderà il 12 settembre. Il lavoro, della durata di 8 minuti, ha vinto la terza edizione di #afiancodelcoraggio, il Premio letterario promosso da Roche e dedicato a questa malattia rara. Obiettivo del corto, prodotto da MP Film in collaborazione con Medusa e Mediaset e diretto da Alessandro Guida, è stato quello di raccontare in maniera tanto semplice e naturale quanto efficace, cosa significhi per dei giovanissimi ragazzi affrontare un momento così leggero e divertente come una vacanza con il pensiero costante della malattia. Una storia vera, un’ondata emotiva piena di solidarietà e di partecipazione nel poter raccontare e vivere insieme la propria esperienza. Ma anche un messaggio di speranza. “I miei supereroi” nei fatti vuole fornire una visione diversa dell’emofilia, una visione secondo cui una vita normale è possibile nonostante tante persone, tra cui appunto anche dei giovanissimi, sin dalla nascita siano costrette a convivere con questa patologia che, oltre alla loro, con il tempo condiziona anche la vita dei propri familiari. In Italia ammontano a circa 5mila i pazienti emofilici. Conoscere la patologia, informare e sensibilizzare su quanto l’attività dei donatori sia preziosa anche per la cura di questa malattia (il fattore VIII della coagulazione è un farmaco salvavita derivato dal plasma), è un qualcosa che con gli anni è aumentato sempre più, permettendo a pazienti e familiari di usufruire di un sopporto costante da parte delle associazioni. Ma soprattutto di migliorare sempre più la propria qualità della vita.
