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Il terzo settore cresce ancora, parola di Istat

Il terzo settore cresce ancora, parola di Istat   Cresce sempre di più il terzo settore, anno dopo anno
Il terzo settore cresce ancora, parola di Istat   Cresce sempre di più il terzo settore, anno dopo anno. I dati Istat presentati alle Giornate di Bertinoro dello scorso fine settimana (e aggiornati al 31-12-2016) confermano un trend che non accenna a fermarsi.Nel 2016, le istituzioni non profit attive in Italia erano 343.432 e con 812.706 dipendenti. Rispetto al 2015, le istituzioni sono cresciute del 2,1% e i dipendenti del 3,1%.Aumenta anche il numero di istituzioni non profit rispetto al complesso delle imprese dell’industria e dei servizi: dal 5,8% del 2001 al 7,8% del 2016 per le istituzioni e dal 4,8% del 2001 al 6,9% del 2016 per gli addetti.Nel biennio 2015-2016 il no profit è cresciuto in tutte le aree geografiche del Paese, di più al Nord-ovest (+3,3%), al Sud (+3,1%) e nelle Isole (+2,4%), mentre i dipendenti sono aumentati soprattutto nelle regioni meridionali (+5,8%) e al Nord-est (+4,4%). Considerando il numero di istituzioni, gli incrementi percentuali maggiori si osservano in Basilicata (+8,8%), Molise (+8,7%) e Calabria (+5,6%); aumenti più contenuti si rilevano in Abruzzo (+0,2%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,5%) ed Emilia-Romagna (+0,7%), mentre le uniche variazioni di segno negativo hanno interessato Umbria (-0,5%) e e Marche (-0,4%). Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, le regioni maggiormente interessate dalla crescita degli occupati sono state Basilicata (+9,5%), Campania (+7,9%) ed Emilia-Romagna (+5,0%).Soffermandoci sulla distribuzione territoriale, oltre il 50% delle istituzioni sono attive nelle regioni del Nord, contro il 26,7% dell’Italia meridionale e insulare.Dal rapporto emerge anche un terzo settore costituito da enti molto giovani per nascita e fondazione, visto che circa la metà è stato costituito dopo il 2005.Rispetto al 2015, le istituzioni in crescita sono quelle impegnate nelle attività religiose (+14,4%), delle relazioni sindacali (+5,8%) e dell’ambiente (+6,2%); al contrario, risultano in calo i settori della cooperazione e solidarietà internazionale (-6,5%), della filantropia e promozione del volontariato (-4,7%) e dello sviluppo economico e coesione sociale (-3,3%)Per quanto riguarda la distribuzione per attività economica, è rimasta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con il settore della cultura, sport e ricreazione che raccoglie quasi due terzi delle unità, seguito da quelli dell’assistenza sociale e protezione civile (9,3%), delle relazioni sindacali (6,4%), della religione (4,8%), dell’istruzione e ricerca (3,9%) e della sanità (3,5%).

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