5 per mille 2010, spariti 80 milioni di euro
Nuova pagina 1Il governo tace sul "4 per mille" del 2010. A oltre un mese dal lancio della
petizione promossa da Vita per sapere che fine abbiano fatto 80 milioni
sottratti all'edizione 2010 del 5 per mille, il ministero dell'Economia continua
a non rispondere a una semplice domanda: dove sono finiti quei fondi? Perché
sono stati sottratti alle associazioni non profit cui gli italiani li avevano
destinati? Una vicenda che a questo punto ha del grottesco, e che vale la pena
riassumere per sommi capi.
Il conteggio
Il 21 maggio Il Sole 24 Ore fa due conti e scopre che al 5 per mille 2010
mancheranno 80 milioni. E non per volontà dei contibuenti, anzi. Giunto alla
quinta edizione, questo prezioso strumento di sussidiarietà fiscale aveva
talmente conquistato gli italiani da convincere ben 16,1 milioni di loro a
firmare per destinarlo a onlus, associazioni di ricerca sanitaria e scientifica,
associazioni sportive e comuni, raggiungendo la raccolta record di 463 milioni
di euro. Peccato che di quei 463 milioni solo una parte, ovvero 383, arriveranno
nelle casse dei beneficiari. Il resto semplicemente non sarà devoluto,
arenandosi nelle secche di qualche voce di bilancio non meglio identificata.
"Sforbiciata da 80 milioni" sintetizzava il Sole24Ore, ribadendo che, a conti
fatti, quel per mille di due anni fa in realtà sarà un misero 4 per mille.
Tradotto in soldoni, ogni ente beneficiario vedrà le proprie entrate decurtate
del 17%.
La petizione
Vita e molte associazioni, di cui parecchie del Comitato editoriale, non stanno
a guardare, e il 25 maggio lanciano una petizione al governo, e in particolare
al ministero dell'Economia, in cui si chiede "in nome della trasparenza e del
corretto rapporto tra amministrati e amministratori, una risposta articolata e
ufficiale" sulla questione. I promotori sono AIL; AIC - Associazione Italiana
Celiachia ; AIRC; AISM; Amnesty International; ASSIF; Cesvi; CINI; Emergency;
FAI; Lega del Filo d'Oro; Medici senza frontiere; Save the Children; Terre des
Hommes; Vita magazine; WWF. A oggi la petizione ha raccolto oltre 2500 firme
(per aderire clicca qui).
Il rimpallo
Il sottosegretario al Welfare, Cecilia Guerra, interpellata da Vita sulla
delicata questione ha rimandato ogni responsabilità al ministero retto dal
premier Mario Monti. "Noi riceviamo ordini dalla Ragioneria dello Stato, che ci
comunica gli importi del 5 per mille da distribuire agli aventi diritto. Non
possiamo intervenire sul quantum in nessun caso, meno che mai per un 5 per mille
del 2010. Certo, capisco che se il taglio fosse davvero di 80 milioni sarebbe un
problema, ma l'unico che può intervenire è il ministero dell'Economia", ha
specificato il sottosegretario. Il ministero dell'onorevole Guerra è incaricato
della distribuzione materiale delle quote del 5 per mille, e gli uffici di via
Fornovo a Roma hanno lavorato nelle scorse settimana per erogare le somme
"decurtate" del 2010. Ma - come ha precisato ancora Guerra - "il ministero delle
Politiche sociali non gestisce il 5 per mille, lo destina soltanto. Se
effettivamente i milioni da erogare fossero molti meno di quelli decisi dagli
italiani, l'unico titolato a intervenire in qualche modo sarebbe il ministero
dell'Economia".
Il silenzio
Detto, fatto. Il 29 maggio Vita inoltra formale richiesta al ministero
dell'Economia per conoscere appunto che fine abbiano fatto gli 80 milioni
spariti (c'è chi dice: scippati). Ma ad oggi - più di un mese dopo - sia il
premier Monti, titolare dell'Economia, sia il suo viceministro Grilli non hanno
dato segni di vita, trincerandosi dietro un burocratico silenzio. "Gli uffici
competenti non ci hanno ancora risposto", è il ritornello che ripetono come un
disco rotto dall'ufficio del portavoce del ministero dell'Economia, Filippo
Pepe. E se pensiamo che proprio Monti e Grilli hanno promesso di stabilizzare il
5 per mille entro l'anno (come previsto nero su bianco dalla delega fiscale),
qualche pensiero ci viene, e questa mancanza di parole suona ancora più
ingiustificata. E intanto, mentre anche L'Espresso dà voce alla protesta,
nessuna risposta è arrivata neppure alle due interrogazioni parlamentari urgenti
(sic!) dello stesso tenore presentate un mese fa dagli onorevoli Andrea Sarubbi
e Chiara Moroni. Una situazione davvero grave, un silenzio quasi omertoso che il
non profit iitaliano davvero non si merita e che ci auguriamo finisca al più
presto.
fonte: www.vita.it