Emoderivati italiani a disposizione dei Paesi in via di sviluppo

L'attuazione di progetti di cooperazione internazionale per mettere a disposizione delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo gli emoderivati eccedenti il fabbisogno nazionale. È quanto propongono AVIS, Croce Rossa Italiana, Fidas, Fratres, i medici di SIMTI e AICE, i pazienti emofilici di FEDEMO e Fondazione Paracelso in una nota congiunta inviata oggi al Governo e alle principali istituzioni italiane. «Per il Fattore VIII della coagulazione - si legge nella lettera - utilizzato nella terapia sostitutiva dell'Emofilia A, si sono determinate situazioni di eccedenza che si stima si aggirino intorno a circa 200 milioni di unità. Di contrasto, secondo le stime fornite dalla World Federation of Haemophilia (WFH), l'80% dei pazienti emofilici a livello mondiale non riceve alcun trattamento o un trattamento non adeguato». Per prevenire eventuali scadenze di prodotto, le associazioni e federazioni co-firmatarie della lettera chiedono «un intervento urgente e risolutivo [...] per la tutela della salute degli ammalati che vivono in aree particolarmente svantaggiate, assicurando così un utilizzo razionale ed etico di tale risorsa e valorizzando, altresì, l'aspetto volontaristico e anonimo della donazione e l'impegno quotidiano dei professionisti e della rete trasfusionale del nostro Paese». In allegato la versione integrale del testo.