Il disegno di legge “sulla competitività” e la riforma della L.266/91
Pubblichiamo il testo della lettera inviata al Presidente della Repubblica, ai Presidenti dei due rami del Parlamento, e al Presidente del Consiglio dei Ministri ove si esprime ferma contrarietà alla modifica di una parte della “legge sul volontariato” (266/91) attraverso l’art. 17 del disegno di legge “Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale”.
Moltissime Organizzazioni di Volontariato si stanno mobilitando in modo univoco al fine di amplificare il messaggio.
“Questa organizzazione esprime la propria ferma contrarietà all’intenzione del Governo di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando il Decreto Legge sullo sviluppo dell’economia e sulla competitività, prevedendo anche l’utilizzo del voto di fiducia, violando gli accordi per un dibattito parlamentare assunti dal Governo con l’Osservatorio nazionale del volontariato, che derivavano dall’autoconvocazione del 20 aprile 2002 e dalla IV Conferenza nazionale del Volontariato dell’ottobre 2002. Denuncia come inaccettabile metodo e contesto di questa riforma della legge sul volontariato, attività a valenza non commerciale e gratuita per principio e definizione.
Chiede un percorso parlamentare, partecipato e unitario per la riforma della legge. Un percorso che possa coinvolgere il volontariato e tutti suoi interlocutori come il terzo settore, le istituzioni, le fondazioni di origine bancaria, il mondo del profit, le forze politiche.
Chiede che l’art. 17 del disegno di legge “Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale” che riguarda solo una parte della legge 266/91 (Centri di Servizio) sia stralciato e reinserito nel disegno di legge di riforma complessivo sul volontariato, approvato dal Governo il 18.3.05.
Intende il volontariato come soggetto che interpreta l’autonoma iniziativa dei cittadini per l’interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà, riconosciuta dalla Costituzione nell’art. 118 ed espressione dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà indicato nell’art. 2 della Costituzione. L’autonomia nella corresponsabilità deve guidare la riforma della legge 266/91 e quindi chiede che:
• nell’art. 1 della L. 266/91 si cancelli il vincolo sulle finalità che le riconduce a quelle individuate dalle istituzioni, semmai sostituito da quello dell’interesse generale e dai doveri di solidarietà;
• le risorse destinate dall’art. 15 al volontariato attraverso i Centri di Servizio per il volontariato e provenienti per legge dalle fondazioni di origine bancaria continuino a costituire un presupposto per lo sviluppo autonomo del volontariato e quindi chiede:
• di precisare il meccanismo di calcolo dell’1/15° che eviti il dimezzamento introdotto con l’Atto di Indirizzo del Ministero del Tesoro nell’aprile 2001;
• di non assegnare una parte rilevante dei fondi ai Comitati di Gestione, dove il volontariato è in minoranza, e ai quali è affidato un ruolo di istituzione e controllo dei CSV e non di indirizzo o di gestione diretta delle azioni di sostegno al volontariato, creando una sovrapposizione tra il ruolo di controllo e quello di azione;
• di riconoscere e valorizzare la sperimentazione in atto in diverse regioni dove una parte dei fondi è utilizzata per abbinare ai servizi il sostegno ai progetti delle organizzazioni di volontariato, individuati da percorsi inseriti nell’attività e nella titolarità dei CSV, con accordi di collaborazione con Fondazioni di origine bancaria, Istituzioni e Comitati di Gestione, e attraverso strumenti di garanzia condivisi;
Afferma che il servizio civile è uno strumento di cittadinanza attiva al quale deve avere accesso il più alto numero di giovani possibile e deve essere finanziato senza sottrarre risorse già gestite per legge dal mondo del volontariato.
Si sottolinea che l’attuazione della proposta del Governo e dell’Atto di indirizzo del Ministero dell’Economia del 2001 taglierebbe del 75% le risorse per i CSV portandoli alla chiusura dei Centri di Servizio. Vogliamo invece che tali realtà continuino a operare per mantenere il loro concreto contributo alla crescita e allo sviluppo del volontariato italiano e della realtà sociale in cui opera.
Infine chiede al Governo, ai Presidenti delle Camere e delle Commissioni Parlamentari di merito, a tutti i gruppi parlamentari di accogliere la richiesta di colloquio delle rappresentanze nazionali del volontariato.”