Il Velino
Avis: “Meno donatori di sangue occasionali, più periodici”
La nuova legge sull’attività trasfusionale, dopo l’ok ottenuto dalla Commissione Affari sociali della Camera arriverà all’esame dell’Assemblea. Un iter che alcuni auspicano sia il più breve possibile. Tra questi Andrea Tieghi, presidente dell’Associazione volontari italiani sangue (Avis). “Da tempo attendevamo una presa di coscienza del Parlamento su un provvedimento doveroso. Il passo compiuto ieri è di buon auspicio per arrivare rapidamente a nuovo assetto normativo della materia”. Avis è una delle associazioni privata, senza scopo di lucro, che persegue un fine di interesse pubblico: garantire un’adeguata disponibilità di sangue e di emo-componenti a tutti i pazienti che ne hanno necessità, attraverso la promozione della donazione, la chiamata dei donatori e la raccolta di sangue. Il 65 per cento della popolazione italiana ha un’età compresa tra i 18 e i 65 anni (condizione base per la donazione) ma i donatori sono solo il 3 per cento. In Italia servono ottomila unità di sangue al giorno. Proprio le donazioni sono uno dei punti cardine del nuovo disposto legislativo che la Camera si appresta a votare. Il sangue umano, ribadisce la nuova disciplina, non può essere fonte di profitto, e chi ne fa commercio viene punito; il sangue può essere donato da chi è maggiorenne, previo consenso informato; le attività trasfusionali rientrano nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e i relativi costi sono a carico del Servizio sanitario nazionale.
Non solo ma la legge riconosce la funzione dei donatori e delle loro associazioni il cui coinvolgimento nelle attività trasfusionali sarà regolato da apposite convenzioni sulla base di uno specifico schema-tipo. Ma qual è lo stato dell’arte delle donazioni nel nostro paese? “Ci sono ancora troppe donazioni occasionali nel nostro Paese - continua Tieghi –, troppo spesso si ricorre, in situazioni emergenziali, al sangue di familiari, parenti e amici; servono più donatori periodici per arrivare all’autosufficienza”. L’autosufficienza nazionale e regionale delle scorte di sangue è considerato dalla legge come interesse nazionale a cui devono concorrere anche le Regioni; ogni anno il ministero della Salute, in accordo con la Conferenza Stato-Regioni, definirà il programma di autosufficienza nazionale e le Regioni dovranno elaborare piani di donazioni periodiche per raggiungerla. “Lo stato dell’arte delle donazioni a livello regionale - conclude Tieghi - fa registrare situazioni di autosufficienza in regioni come Piemonte (177.089 donazioni nel 2003), Veneto (182.807 donazioni), Lombardia (434.204 donazioni), Emilia Romagna (257.286 donazioni), Toscana (89.232 donazioni), Puglia (52.990 donazioni) e Sicilia (79.177 donazioni). Una situazione critica è quella della Sardegna, non tanto per la carenza di donatori ma quanto per la forte richiesta dato l’alto tasso di talassemici. In questa, come in altre regioni è necessario ricorrere alle riserve delle altre regioni”. Avis è la più grande organizzazione di volontariato del sangue italiana che, con un milione associati volontari e periodici, raccoglie circa il 75 per cento del fabbisogno nazionale di sangue. Nel 2003 infatti sono state raccolte da Avis 1.660.606 unità di sangue e suoi derivati.Lorenzo Inzerillo