La promozione della donazione periodica e volontaria di emocomponenti e la fidelizzazione dei donatori

Sabato scorso l'aula magna dell'Università degli Studi di Varese ha ospitato il Corso ECM dal titolo "La promozione della donazione periodica e volontaria di emocomponenti e la fidelizzazione dei donatori. Gli aspetti organizzativi e relazionali: il ruolo dell’Avis" promosso da Avis Lombardia e Avis Sovracomunale Medio Varesotto, con il patrocinio di AVIS Nazionale. Al centro dell'attenzione, il complesso sistema di interazioni tra donatori, volontari, istituzioni sanitarie e società civile e le numerose azioni messe in atto per diffondere i principi di gratuità, solidarietà e anonimato. A tale proposito, il Presidente di AVIS Nazionale, Vincenzo Saturni, ha sottolineato come il nostro “primum movens” sia un valore che «potremmo definire “strumentale”, nel senso della sua specifica finalizzazione al raggiungimento di un obiettivo ben preciso e cioè la capacità di fornire una risposta efficace ad un bisogno di salute fondamentale, ma anche a sostenere il principio di equità delle cure. La nostra principale azione è la promozione del dono e del sostegno dei bisogni di salute dei cittadini, favorendo il raggiungimento dell’autosufficienza in sicurezza e qualità. A tale proposito, è bene ricordare che le normative nazionali e regionali di questo delicato settore riconoscono l’insostituibile ruolo dei donatori di sangue e delle loro associazioni, che con la propria opera assicurano un flusso di donazioni periodiche e gratuite, coerente con le esigenze del Sistema trasfusionale, sottoposte a controlli sanitari costanti e puntuali». L'incontro ha visto anche la partecipazione di alcuni docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come il prof. Giuseppe Scaratti, che ha illustrato le finalità e gli obiettivi della carta etica di AVIS Nazionale, documento in fase di elaborazione che, attraverso la descrizione di una serie di pratiche sociali e comportamenti ricorrenti, si propone l'obiettivo di favorire la crescita associativa in termini di competenza e coerenza. Un altro tema affrontato a Varese è stato il coinvolgimento delle nuove generazioni nelle azioni di volontariato e la loro sensibilizzazione ai valori della donazione. A tale proposito, la prof.ssa Elena Marta ha illustrato i dati di una ricerca condotta a Novara su un campione di circa 1400 giovani tra i 13 e i 23 anni, volta a rilevare il loro livello di partecipazione alla vita sociale e civile del proprio territorio, con particolare riferimento al loro rapporto con le istituzioni pubbliche. «Questo studio ha messo in evidenza uno scarso livello di fiducia nei confronti dei partiti, del Governo e del Parlamento e un marcato distacco dalla politica, confermato dal fatto che il 56,4% degli intervistati ha dichiarato di non essere interessato o di non ritrovarsi nelle idee espresse dai diversi movimenti. Inoltre, ben il 94,9% non si è mai impegnato in iniziative a sfondo politico e il 66,7% non ha mai svolto attività di volontariato. Ciò dimostra che le azioni da mettere in campo per cercare di favorire un maggiore coinvolgimento sono molteplici e vanno tutte ricondotte alla necessità di incentivare la spinta personale dei giovani, formulando proposte concrete rispetto a qualcosa che li possa aiutare a crescere e far loro aprire gli orizzonti, ponendo l'accento sul fatto che il volontariato serve sia agli altri sia a se stessi e insegna molte cose utili». Sulla base di queste considerazioni si è poi passati ad osservare i dati di uno studio che ha coinvolto 200 studenti di alcune scuole superiori di Varese, ai quali è stato somministrato un questionario finalizzato ad indagare l’intenzione degli adolescenti di donare il sangue e confrontare la relazione che alcuni comportamenti considerati "a rischio" per la loro salute hanno rispetto all’intenzione alla donazione di sangue.. «Rispetto al primo obiettivo - fa notare Sara Alfieri, ricercatrice dell'Università Cattolica di Milano - emerge come la maggior parte dei rispondenti si senta in grado di donare il sangue (44,6%, ndr). Inoltre, i dati mettono in luce come non esista nessuna correlazione statisticamente significativa tra l’intenzione a donare e le pratiche prese in considerazione, come l'assunzione di sostanze stupefacenti o l'abuso di alcool. Lo studio rivela come a fronte di una intenzione a donare il sangue da parte degli adolescenti, questi non siano a conoscenza dell'importanza di mantenere stili di vita sani per poter accedere al mondo della donazione. Ciò che stupisce maggiormente è il fatto che il 9% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di malattie sessualmente trasmissibili. Questi risultati dimostrano come sia più che mai fondamentale condurre un’efficace azione di educazione sanitaria rivolta ai giovani, in modo da contribuire all’acquisizione di consapevolezza in merito all’adozione di stili di vita sani».
Documenti
Relazione di Vincenzo Saturni
Relazione di Giuseppe Scaratti
Relazione di Elena Marta
Relazione di Sara Alfieri