Per il welfare italiano non è solo questione di risorse

Dove va il welfare italiano, in un momento storico in cui si assiste a un taglio generalizzato delle risorse? E quale può essere il significato dell'essere volontari in un contesto così delicato? Se lo sono chiesti i relatori della tavola rotonda "Il nuovo welfare: dall'assistenzialismo alla sussidiarietà", Nello Musumeci (sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali), Andrea Olivero (Presidente ACLI e portavoce Forum Terzo Settore), Giuseppe Guerini (Presidente di Federsolidarietà-Confcooperative), Monica Poletto (Presidente FIS-CDO) e il Presidente di AVIS Nazionale, Vincenzo Saturni. Per Andrea Olivero una delle questioni principali, in un welfare che così com'è non può più reggere, è il passaggio dal modello assistenziale-risarcitorio a quello promozionale."La crisi sta erodendo il dinamismo, specialmente dei giovani, ma noi dobbiamo avere il coraggio di metterci di fronte a ciò che facciamo, misurando utilità e risultati, e ritornare a far diventare i cittadini corresponsabili". A Saturni è toccato il compito di delineare gli aspetti principali del volontariato italiano, a partire proprio dal caso di AVIS: "La storia d'Italia è stata caratterizzata da diversi frangenti di crisi. Anche nel 1927, quando è nata AVIS, il mondo si accingeva a vivere una delle più difficili fasi economiche e l'Italia già da alcuni anni era sotto il regime fascista. Eppure il volontariato è sempre stato capace di essere vicino alla gente e di dare risposte ai bisogni. Concordo con Andrea Olivero quando sostiene che il volontariato deve trovare formule innovative. Il nostro volontariato, secondo l'ultima ricerca CNEL, è sempre in grado di generare di fiducia e dare anche un ritorno economico. Per ogni euro investito nel volontariato, c'è un ritorno per la società di circa 12 euro. Quanto al tema delle risorse per il volontariato, occorre sfatare l'idea per cui se ci meno fondi pubblici c'è più volontariato. In Italia, laddove ci sono più servizi c'è anche più capacità di valorizzare il volontariato". Nel suo intervento conclusivo, il sottosegretario Musumeci ha dichiarato che la politica deve smetterla di essere presuntuosa e deve invece saper ascoltare il volontariato. "E'vero, c'è un problema di risorse, ma non può essere l'unica questione in gioco. Bisogna ripensare il modello organizzativo in un'ottica di maggior efficienza".