Pillole di AVIS, dalla rassegna stampa del 2 settembre

Baden, un monumento per i 50 anni In quel luogo in cui le persone arrivano gravemente ferite, in cui la vita di molti è appesa a un filo, è sorta dal suolo una nuova scultura. Nel giardino dell’ospedale cantonale di Baden, infatti, da qualche giorno si può ammirare un cuore in bronzo formato da due figure che si danno la mano: una mano dà, e l’altra riceve. «Questo monumento vuole esprimere riconoscenza a tutti i donatori di sangue, quelli di ieri, di oggi e di domani», dice Leo Gentile, presidente della locale sezione dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS) che ha commissionato la scultura realizzata da Nunzio Trazzera. Come mai gli emigrati italiani decisero un giorno di riunirsi per donare il loro sangue presso l’ospedale cantonale di Baden? All’origine vi è un episodio di puro amore per il prossimo: nel 1963 sei italiani stavano giocando a carte quando ad un tratto un uomo piombò nel locale gridando: «Aiuto, mia figlia ha bisogno di sangue!». Gli avventori non ebbero esitazioni: si alzarono e si recarono immediatamente nell’ospedale in cui si trovava la figlia dell’uomo per donare il loro sangue. Da questo spontaneo gesto eroico sarebbe successivamente nata l’idea di fondare anche in Svizzera un’associazione di donatori del sangue. In Italia l’Avis infatti è ben nota in tutto il Paese essendo l’associazione che organizza le donazioni. «Non ci aspettiamo segni di riconoscenza. Do qualcosa senza volere nulla in cambio», dice Gentile. Forse è proprio questo spirito di fondo che unisce i membri dell’associazione in una sorta di grande famiglia, come dice sempre Gentile: «Non siamo un’associazione sportiva, in cui ci si allena assieme e poi si va a bere qualcosa. Da noi è l’atto del donare il sangue che ci unisce». Un atto che può salvare la vita. Tuttavia la sola donazione non avrebbe tenuto in vita l’associazione per cinuant’anni. «Gli italiani della prima generazione si ritrovavano volentieri tra di loro», spiega Gentile. «La sera dopo il lavoro o il fine settimana si riunivano». La nascita dell’associazione costituì un motivo in più per incontrarsi, chiacchierare e oganizzare delle feste. Le grigliate e le gite in autobus sono ancora oggi parte integrante del programma di piacere. Nello sguardo di Gentile che osserva la scultura si coglie tuttavia un pizzico di malinconia. Infatti, a causa della mancanza di ricambio generazionale all’interno delle strutture associative, Gentile non è in grado di dire se tra dieci anni l’associazione esisterà ancora. «Ci mancano i giovani, le buone Idee, lo slancio giovanile», dice. «Ma sono convinto, che abbiamo fatto cose buone. Vorremmo che la storia dell’Avis rimanesse nella memoria», dice Gentile. E quando un giorno l’associazione non dovrebbe esserci più, spera che le persone non dimentichino che il loro sangue può salvare la vita degli altri. L’Avis di Baden fu fondata nel 1963 come prima sezione svizzera dell’associazione di donatori. Nel frattempo in tutta la Svizzera le sezioni sono 19. L’Avis Baden conta ad oggi 180 membri, di cui 125 donatori attivi. Grazie alle due giornate di donazione collettiva e alle altre donazioni volontarie i suoi soci rendono possibili 200 donazioni all’anno. Una volta l’associazione era composta unicamente da italiani; oggi i membri sono di nazionalità diverse. L’Avis di Baden festeggerà i suoi 50 anni domenica 24 novembre a Ennetbaden. Per ulteriori informazioni si veda il sito dell’associazione www.avisbaden.ch Fino al 16 settembre i musei civici si aprono ai donatori PAVIA. Un ingresso gratuito per i soci che doneranno il sangue a partire da venerdì e fino al 16 settembre. E’ l’iniziativa appena messa a punto dall’Avis e dal Comune di Pavia, per far fronte alla fisiologica diminuzione delle donazioni che si registra durante il periodo estivo. «E’ un piccolo riconoscimento simbolico per tutti coloro che doneranno il sangue dal 16 agosto al 16 settembre», dice Matteo Mognaschi, vicesindaco di Pavia e socio Avis da quattro anni. «Abbiamo accettato con piacere questa iniziativa – dice Angelo Lanterna, del gruppo dirigente di Avis Pavia – che dà contemporaneamente la possibilità di conoscere meglio il patrimonio culturale pavese e anche di fare del bene». Sono poco più di 10mila i donatori volontari iscritti al registro provinciale dei soci. Duemila alla sede di Pavia, che ha sede in viale Taramelli all’angolo con via Campeggi. «Con questa iniziativa vogliamo incoraggiare i donatori, e tenere alta l’attenzione su questi temi – aggiunge Mognaschi – anche perché la media è meno di due donazioni all'anno, quando la legge prevede che se ne possano fare fino a un massimo di quattro». Grazie all’accordo appena siglato tra Avis e Comune, tutti i soci che effettueranno una donazione nel prossimo mese avranno diritto a un ingresso gratuito ai musei civici del castello, presentandosi con il libretto dell’Avis che attesti la donazione. «Quella che partirà venerdì è una sperimentazione», dice il vicesindaco di Pavia. «In seguito potremo perfezionarla – dice ancora Lanterna – e magari continuarla anche dopo questo mese di sperimentazione». Da “La Provincia Pavese”, 14 agosto 2013