Spending review: ecco gli articoli che minano il volontariato italiano

Approderà domani in Senato il testo del D.L. 95/2012 sulla cosiddetta "spending review", che sta sollevando molta preoccupazione nel mondo del Volontariato italiano. In una nota pervenuta oggi ad AVIS Nazionale, il Forum del Terzo Settore ha cercato di sintetizzare i motivi di tale preoccupazione, aggiungendo che "nei giorni scorsi una serie di emendamenti è stata sottoposta all'attenzione di diversi Senatori, alcuni dei quali, mostrando attenzione e sensibilità, hanno provveduto a sottoscriverli e presentarli". Art. 4, commi 6-7-8, D.L. 95/2012 Il testo del decreto, così come formulato, sarebbe in grado di azzerare il contributo del non profit alla crescita solidale e civile del Paese, in quanto determinerebbe un prosciugamento delle più importanti fonti finanziarie del mondo associativo, mutualistico e del volontariato sociale: contributi a fondo perduto per il sostegno alle attività istituzionali e contributi su progetti oggetto di analitica rendicontazione delle spese - comma 6 - contributi per lo svolgimento in convenzione di attività - commi 6, 7 - affidamenti diretti per la gestione di servizi "sotto soglia comunitaria" - commi 7-8. Tale norma cancellerebbe in unica battuta oltre un ventennio di legislazione avanzata sul sociale (si pensi, tra le altre, alle leggi 383/2000 e 266/1991) e renderebbe "lettera morta" il principio di sussidiarietà incarnato nella legge 328/2000. Il rinvio generale al codice degli appalti per ogni tipo di affidamento determinerebbe, inoltre, il rischio di una incongrua comparazione/giustapposizione tra soggetti profit e non profit, sulla base di un principio di salvaguardia della concorrenza e del mercato che appare richiamato in termini del tutto impropri, posto che le attività in convenzione e quelle sottoposte a contributo sono svolte senza ritorno di alcun plusvalore, e per lo più co-finanziate dagli stessi enti attuatori, il che evidenzia modalità di svolgimento delle attività ben differenziate, e semmai alternative, alle logiche che muovono le imprese in quanto tali. Nel merito dei singoli commi: - comma 6: prevede che gli enti dall'art 11 a 42 del CC non possano ricevere contributi. Nella nota del Forum, si sottolinea come l'espressione utilizzata sia troppo generica, e come tale potenzialmente atta a ricomprendere ogni tipo di erogazione contributiva (contributi a fondo perduto, contributi-corrispettivo ecc..). La norma individua anche delle eccezioni ("fondazioni istituite con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico e l'alta formazione tecnologica") - comma 7: prevede che gli enti pubblici acquisiscano "i beni e servizi strumentali alla propria attività" solo mediante procedure concorrenziali di cui al codice degli appalti. Anche in questo caso si utilizza una locuzione generica, con il rischio che vi siano ricompresi tutti i tipi di affidamento, anche "sotto soglia comunitaria", rinviando tutto alle gravose norme del codice degli appalti. - comma 8: crea uno spazio protetto per l'affidamento diretto a società interamente pubbliche per la gestione in house per importi sotto i 200 mila €/annui. Art. 12, comma 20 D.L. 95/2012 Il comma 20 porterebbe ad una ridefinizione del sistema della partecipazione della società civile, sostanzialmente cancellandola. Subito, tra il 2 e 10 agosto verrebbero aboliti, tra gli altri, l'Osservatorio Nazionale per il Volontariato, l'Osservatorio promozione sociale, il Comitato per i minori stranieri, la Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie e la Commissione di indagine sulla esclusione sociale. Poi, man mano che giungeranno a scadenza le proroghe a suo tempo concesse, verranno definitivamente chiusi decine di altri luoghi di confronto e partecipazione. Si tratta di organismi previsti da Leggi dello Stato il cui funzionamento non ha oneri per la finanza pubblica. "Ciò - commenta il Forum - significherebbe eliminare le sedi di confronto tra la società civile e le istituzioni, cancellando gli spazi di partecipazione democratica di cui invece il nostro Paese ha un grande bisogno, oggi più che mai, per rinsaldare la coesione sociale".