Il periodo critico dell’estate può essere messo in archivio. O quantomeno, si può iniziare a tirare un sospiro di sollievo. I dati sul monitoraggio di raccolta e consumo di globuli rossi nel mese di settembre, pubblicati dal Centro nazionale sangue, infatti, seppur riportando ancora un dato nazionale del -2,9%, segnano un balzo in avanti importante in particolare alla luce della nuova ondata della pandemia in corso. In aumento anche il consumo, passato dal -2,9% a +1%.
Dopo i numeri preoccupanti di agosto, in cui il periodo delle ferie aveva lasciato il segno, ammontano a 220.830 le unità raccolte che, seppur inferiori rispetto a settembre 2019, superano di poco più di 47mila le unità registrate il mese precedente. Le province autonome di Trento e Bolzano, insieme a Emilia Romagna, Umbria, Lazio e Abruzzo sono quelle che hanno fatto registrare il segno +, a cui si aggiungono anche i numeri dei servizi trasfusionali delle forze armate.
La differenza rispetto al 2019 continua tuttavia a farsi sentire nel confronto sul lungo periodo, a dimostrazione di come l’emergenza Covid, nonostante tutto, abbia ricoperto un ruolo, ahi noi, decisivo nell’attività dei centri trasfusionali. Sono state infatti 1.778.149 le unità raccolte da gennaio a settembre, oltre 90mila in meno rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno. Qui, confrontando i dati, soltanto la Calabria è riuscita, seppur in maniera quasi impercettibile, a fare meglio del 2019.
Torna infine ad aumentare anche il consumo, cioè il totale delle unità trasfuse ai pazienti e di quelle eliminate per motivi tecnici, sanitari o controlli di qualità e scadenza. Se infatti lo scorso agosto il Cns fissava il dato su scala nazionale a -2,9%, a settembre le unità consumate sono state 205.756 e, da gennaio, 1.809.426 (poco più di 76mila in meno rispetto ai primi nove mesi del 2019).
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