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Raccolta e lavorazione del plasma, le raccomandazioni pubblicate dall’Edqm

Aumentare il lavoro sulla protezione dei donatori e garantire un accesso equo al trattamento con farmaci plasmaderivati. Sono solo alcune delle raccomandazioni pubblicate dell’Edqm (l’European directorate for the quality of medicines and healthcare) e redatte in occasione del Plasma supply management, l’incontro organizzato a Strasburgo in collaborazione con la Commissione Europea. Seppur relativo al gennaio dello scorso anno, il documento è stato pubblicato solo nei giorni scorsi e traccia le linee guida sulle quali programmare e scadenzare la raccolta di plasma alla luce del crescente aumento di uso e domanda nell’intero continente. Evitare emergenze e carenze di medicinali salvavita per migliaia di pazienti, è l’obiettivo da centrare anche alla luce dell’ingresso di Paesi emergenti in questo tipo di mercato, una delle cause che comportano un aumento della domanda. Come spiega Alice Simonetti, consigliere nazionale di AVIS e rappresentante della Fiods (la Federazione internazionale delle organizzazioni dei donatori di sangue), tra gli stakeholders intervenuti a Strasburgo, «il fattore più vicino a noi è sicuramente rappresentato dal consumo che fanno gli ospedali di questo tipo di medicinali. Raccolta e lavorazione del plasma sono elementi fondamentali per la cura di determinate malattie, ecco perché è necessario continuare nella campagna di sensibilizzazione». Promuovere la cultura del dono senza farla passare per un’azione di “serie B” rispetto al sangue, infatti, è una delle “raccomandazioni” contenute nel documento dell’Edqm: «Tuttavia da questo punto di vista il nostro Paese è già avanti – prosegue Simonetti – tanto da poterci definire un’eccellenza a livello europeo. L’importante sarà, insieme ai nostri partner, garantire sempre più la qualità e la sicurezza del plasma donato e dei prodotti che se ne ricavano». Ma il nostro sistema può ancora migliorare? «Analizzando le linee guida presentate, con l’aiuto del Centro nazionale sangue, si potrebbe approfondire lo studio sulla protezione della salute del donatore e condividere dati e informazioni non solo a livello italiano, ma in un quadro più generale che coinvolga anche i nostri colleghi degli altri Paesi». Aumentare la disponibilità di plasma per frazionamento è quindi una delle principali strategie per l’intero continente.

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Aumentare il lavoro sulla protezione dei donatori e garantire un accesso equo al trattamento con farmaci plasmaderivati. Sono solo alcune delle raccomandazioni pubblicate dell’Edqm (l’European directorate for the quality of medicines and healthcare) e redatte in occasione del Plasma supply management, l’incontro organizzato a Strasburgo in collaborazione con la Commissione Europea. Seppur relativo al gennaio dello scorso anno, il documento è stato pubblicato solo nei giorni scorsi e traccia le linee guida sulle quali programmare e scadenzare la raccolta di plasma alla luce del crescente aumento di uso e domanda nell’intero continente. Evitare emergenze e carenze di medicinali salvavita per migliaia di pazienti, è l’obiettivo da centrare anche alla luce dell’ingresso di Paesi emergenti in questo tipo di mercato, una delle cause che comportano un aumento della domanda. Come spiega Alice Simonetti, consigliere nazionale di AVIS e rappresentante della Fiods (la Federazione internazionale delle organizzazioni dei donatori di sangue), tra gli stakeholders intervenuti a Strasburgo, «il fattore più vicino a noi è sicuramente rappresentato dal consumo che fanno gli ospedali di questo tipo di medicinali. Raccolta e lavorazione del plasma sono elementi fondamentali per la cura di determinate malattie, ecco perché è necessario continuare nella campagna di sensibilizzazione». Promuovere la cultura del dono senza farla passare per un’azione di “serie B” rispetto al sangue, infatti, è una delle “raccomandazioni” contenute nel documento dell’Edqm: «Tuttavia da questo punto di vista il nostro Paese è già avanti – prosegue Simonetti – tanto da poterci definire un’eccellenza a livello europeo. L’importante sarà, insieme ai nostri partner, garantire sempre più la qualità e la sicurezza del plasma donato e dei prodotti che se ne ricavano». Ma il nostro sistema può ancora migliorare? «Analizzando le linee guida presentate, con l’aiuto del Centro nazionale sangue, si potrebbe approfondire lo studio sulla protezione della salute del donatore e condividere dati e informazioni non solo a livello italiano, ma in un quadro più generale che coinvolga anche i nostri colleghi degli altri Paesi». Aumentare la disponibilità di plasma per frazionamento è quindi una delle principali strategie per l’intero continente.

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