NEWS

Raccolta plasma iperimmune, ecco come procede il progetto di Avis Regionale Lombardia

Circa il 15% di coloro che hanno donato il proprio plasma ha sviluppato gli anticorpi anti Covid-19 e quindi ha potuto donare il plasma iperimmuneCirca il 15% di coloro che hanno donato il proprio plasma ha sviluppato gli anticorpi anti Covid-19 e quindi ha potuto donare il plasma iperimmune

Circa il 15% di coloro che hanno donato il proprio plasma ha sviluppato gli anticorpi anti Covid-19 e quindi ha potuto donare il plasma iperimmune. Sono alcuni dei numeri che il protocollo sottoscritto nei mesi scorsi tra Avis Regionale Lombardia e Regione Lombardia, finalizzato alla selezione dei donatori da cui raccogliere il plasma da convalescente come terapia contro il virus, ha prodotto nel territorio di Cremona. Sono quasi 500 le persone che si sono rivolte al servizio trasfusionale dell’Asst locale, diretta dal dottor Massimo Crotti, dove dallo scorso 6 luglio è stata avviata la sperimentazione: «L’accordo prevede che il donatore esegua il test sierologico e successivamente il tampone – spiega Crotti – nel caso in cui il test evidenzi un elevato titolo anticorpale, il donatore viene ricontattato per una nuova donazione di plasma. Il tutto avviene solo previo consenso informato». Un accordo che è stato frutto dell’impegno comune di Avis Regionale e Regione Lombardia, il primo che abbia coinvolto l’intero sistema trasfusionale.

 

Il dato di Cremona, se paragonato a quello del resto del Paese (l’indagine di Istat e ministero della Salute ha infatti fissato a un milione e 482mila le persone che hanno sviluppato gli anticorpi, pari al 2,5% della popolazione totale), assume carattere significativo soprattutto in merito a quanto l’incidenza del Covid stia continuando a farsi sentire in quello che è stato il territorio più colpito dalla pandemia: «La risposta dei donatori è stata molto positiva – sottolinea Crotti – perché sta dando modo a ciascuno di controllare la propria situazione dal punto di vista epidemiologico, un qualcosa che anche psicologicamente aiuta non poco. Quando lo studio terminerà avremo modo di arrivare a conclusioni più sicure, tenendo presente che i numeri possono rischiare di calare così come il titolo anticorpale sviluppato dai donatori stessi». Donatori per il cui coinvolgimento, come conclude Crotti, «è stata preziosa la collaborazione di Avis nel coordinamento e nella chiamata. La scelta di così tante persone di partecipare a un progetto di questo tipo dimostra quanto il sentimento del volontario sia fondamentale per la tutela della salute pubblica, senza dimenticare la disponibilità a tornare a donare il plasma una volta ricevuto il risultato del test sierologico».

La Lombardia rimane la regione con la percentuale più alta di persone che hanno sviluppato anticorpi: 7,5%. Sicilia e Sardegna quelle con l’incidenza più bassa (0,3%). E a questo va aggiunta la mancata applicazione del protocollo in alcune aziende sanitarie territoriali: «Siamo molto soddisfatti di come stiamo procedendo perché tutto è nato dal desiderio dei donatori di contribuire attivamente per trovare una strada contro il Covid – spiega il presidente di Avis Regionale Lombardia, Oscar Bianchi – Noi abbiamo dato il nostro supporto di rappresentanza per far sì che, insieme alla Regione, si riuscisse a dare concretezza al primo progetto di questo tipo che coinvolge l’intero sistema trasfusionale». In linea con i numeri di Cremona c’è Milano, mentre per quanto riguarda Bergamo e Brescia, a fronte di un’adesione dell’85%, sottolinea Bianchi, «circa il 20% dei donatori è risultato positivo al test sierologico e ha potuto donare il plasma iperimmune». L’obiettivo del protocollo, oltre a quello di riproporre lo stesso procedimento anche a distanza di mesi, non è solo quello di aggiornare la situazione epidemiologica, ma anche quello di «raccogliere plasma da convalescente da inviare alle aziende farmaceutiche convenzionate per ricavare le immunoglobuline specifiche». E in caso di una possibile recrudescenza autunnale, unita alla ripresa dell’anno scolastico, l’eventuale riaffacciarsi del virus potrebbe essere contrastato con le scorte a disposizione delle strutture ospedaliere lombarde a cui, come sottolinea Bianchi, «già sono arrivate richieste da parte di altre regioni italiane come Lazio, Toscana e Calabria». E l’importanza del progetto è stata alla base anche della scelta dei donatori dell’Avis Comunale di Cremona: «Non si tratta di una donazione di serie B e i numeri lo stanno confermando – spiega la presidente Andreina Bodini – le persone hanno aderito su base volontaria precorrendo i tempi, a dimostrazione di quanto sia sentito il tema nel nostro territorio, anche da parte dei giovani. Sono loro, in occasione delle campagne di promozione e sensibilizzazione, a chiedere come e cosa fare per partecipare a tutto questo».

Condividi:

Skip to content