Sostenere le strutture che raccolgono plasma senza scopo di lucro, grazie alla scelta etica e non remunerata di migliaia di donatori, e raggiungere quanto prima l’obiettivo dell’autosufficienza. Soprattutto di farmaci plasmaderivati. È l’appello che arriva direttamente dall’Eba (la European Blood Alliance), l’associazione sotto cui sono riuniti i sistemi sangue dei Paesi membri dell’Unione Europea e dell’Associazione europea per il libero scambio: un movimento da circa 17 milioni di donazioni all’anno. L’invito ad aumentare l’impegno a favore della raccolta di plasma giunge proprio nei giorni in cui le istituzioni europee stanno trattando il prossimo bilancio e la Commissione europea ha lanciato il programma sanitario “EU4Health” (dopo aver anche pubblicato la nuova Guida del sangue 2020). Sul tavolo dei lavori il mercato dei farmaci plasmaderivati che, ancora oggi, vede gli Stati Uniti in posizione di forza rispetto all’Europa e che, a seguito degli effetti del Covid-19, potrebbero nel prossimo futuro non poter più garantire le forniture necessarie agli altri servizi sanitari. Ecco perché, di fronte al 71% della produzione mondiale di medicinali ricavati dal plasma in mano agli Usa e al solo 10% di raccolta europea, l’Eba ha lanciato una richiesta precisa: «L’Ue deve impegnarsi a raccogliere quantità maggiori di plasma per soddisfare le esigenze dei pazienti e ridurre sempre più la nostra dipendenza dal mercato americano. I nostri servizi trasfusionali – prosegue la nota – si basano sull’attività volontaria e non remunerata di milioni di donatori, un qualcosa che garantisce sicurezza e qualità del plasma raccolto: per questo è necessario sostenere i centri che raccolgono plasma senza scopo di lucro». Dati aggiornati su una ricerca condotta proprio dall’Eba confermano che il 91% dei 24 sistemi trasfusionali europei intende aumentare la raccolta di plasma e il 76% ha già programmato interventi a questo scopo. Nei giorni scorsi, su Quotidianosanità.it, il direttore del Centro nazionale Sangue, Giancarlo Liumbruno, ha sottolineato come la proposta sia «fondamentale e, qualora venisse accolta, porterebbe importanti benefici anche alle strutture italiane. Per rispondere al consumo europeo di immunoglobuline, nel 2018, avrebbero dovuto essere prodotti 14milioni e mezzo di litri di plasma. Ne sono stati prodotti solo 9 milioni, con un deficit quindi di 5 milioni di litri di plasma». Alle sue dichiarazioni sono seguite anche quelle del presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, che ha commentato così l’appello dell’Eba: «Il fatto che l’importanza del plasma e dei farmaci da esso ricavati come terapie salvavita sia riconosciuta a livello europeo, rappresenta un tema estremamente importante non solo per migliaia di pazienti, ma anche per tutte le associazioni di volontari che, quotidianamente, lavorano per coordinare le attività in accordo con i centri trasfusionali. L’autosufficienza – spiega – è un obiettivo che non solo l’Italia deve impegnarsi a raggiungere, ma anche i nostri Paesi vicini così da assicurare a tutto il nostro continente l’indipendenza da Paesi extra Ue che, da un momento all’altro, potrebbero non garantire più il fabbisogno necessario. Un rischio che i pazienti italiani ed europei non possono permettersi di correre: il diritto alla salute va garantito a tutti sempre e dobbiamo impegnarci affinché sia così».
