A che punto è la riforma del Terzo settore?E’stato questo il motivo principale della conferenza stampa che il Ministro del Welfare, Giuliano Poletti, insieme al sottosegretario Luigi Bobba, ha convocato lo scorso 23 gennaio.L’evento è servito anche per commentare i recenti dati Istat, che – al 31 dicembre 2015 – hanno evidenziato un aumento del 10%, rispetto al 2011, delle istituzioni non profit in Italia. Lo stesso censimento permanente svolto dall’ISTAT che ha messo in luce anche una crescita del 16% di volontari e del 15% dei lavoratori dipendenti impiegati.Il Ministro, che ha posto l’accento su due elementi centrali della riforma: in primo luogo, ha detto, chi ha responsabilità di governo deve “sempre cogliere i cambiamenti che caratterizzano il mondo” e, quindi, ha auspicato che “la modalità scelta per condurre questa riforma, quella del dialogo con tutti gli interessati, che si è rivelata vincente”, possa restare patrimonio per il futuro.Duplice l’obiettivo che il Governo si era dato per la riforma. Da un lato, si è voluto procedere alla razionalizzazione della legislazione (primaria e secondaria) relativa al Terzo Settore, affinché rispondesse pienamente al dettato dell’art. 118 della Costituzione per “favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”; dall’altro, si è inteso definire con maggiore chiarezza il ruolo delle Istituzioni nel rapporto con i soggetti e le organizzazioni di Terzo Settore.Il Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche Sociali, Luigi Bobba, ha ripercorso il cammino della riforma che, a circa due anni dall’approvazione della Legge-delega n. 106/2016, può dirsi pienamente compiuto, con l’emanazione dei previsti decreti legislativi: in materia di Servizio Civile Universale (D.lgs. 40/2017), di Cinque per mille (D.lgs. 111/2017), di Impresa sociale (D.lgs. 112/2017) e di emanazione del Codice del Terzo settore (D.lgs. 117/2017).L’onorevole Bobba ha pure posto l’accento sul valore etico e sostanziale del protocollo d’intesa per la gestione dei beni immobili pubblici inutilizzati e per la gestione dei beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata – sottoscritto dal Ministero con l’ANBSC Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, l’Agenzia del Demanio e l’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani – per riqualificare i territori degradati, migliorare il contesto urbano e sociale, incentivare l’iniziativa di diffusione di legalità e inclusione sociale dei soggetti svantaggiati.Una serie di passaggi che, però, non esauriscono l’azione ministeriale. Il Sottosegretario Bobba ha, infatti, precisato che l’impegno proseguirà: “Continueremo a raccogliere le sollecitazioni su eventuali nuovi interventi o correttivi poiché la nostra attenzione sul tema è molto forte”.Durante la conferenza stampa, Roberto Monducci, Capo Dipartimento Produzione Statistica dell’ISTAT, ha illustrato il “Censimento permanente istituzioni non profit”. Per Monducci, quello delle istituzioni non profit è un settore da esaminare con attenzione, poiché “fornisce servizi alla collettività, crea occupazione e opportunità di realizzare nuove attività”.In primo luogo, i numeri: 336.275 istituzioni (in crescita del 10% rispetto al 2011) con 789mila dipendenti (+15%) e un universo di 5,5 milioni di volontari (+16%).È interessante notare come l’incremento delle persone impiegate abbia riguardato sia la base volontaria – 267.529 istituzioni, il 79,6% delle unità attive, con un aumento del 9,9% sul 2011 – sia quella dipendente: 55.196 istituzioni, pari al 16,4 per cento di quelle attive (in crescita del 32,2 %).Il censimento ha offerto anche un’interessante analisi sul versante territoriale: se da un lato resta pienamente confermata la concentrazione delle istituzioni non profit nell’Italia settentrionale – dove ci sono più della metà delle unità censite, con Lombardia e Veneto che detengono la maggiore presenza di istituzioni, con percentuali del 15,7% e dell’8,9% – dall’altro, si osserva un leggero incremento del numero di organismi presenti nelle regioni del Centro Sud.Sulle evidenze fornite dal Censimento, ha concluso il Ministro Poletti, siamo di fronte a “dati molto positivi, con dinamiche d’incremento su tutti gli indici ed è un segnale di grandissimo valore, soprattutto riguardo al concetto di comunità in cui viviamo”.Sul versante politico, il Ministro ha ricordato quali erano gli obiettivi della Riforma: il riordino e la semplificazione di una normativa che si era andata stratificando nel corso degli anni, coniugato alla promozione e al sostegno dell’operato di quei soggetti che contribuiscono in maniera determinante al bene comune, alla coesione sociale e che intervengono in contesti e situazioni di disagio e povertà.Un obiettivo che è stato raggiunto, ad avviso di Poletti, con una riforma di buon senso: “È importante conoscere con certezza quali sono il contesto normativo e quello fiscale, le risorse a disposizione, perché la chiarezza è fondamentale e aiuta tutti a operare”. Fonte: Ministero del Welfare
