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Virus Cina, il presidente di AVIS Nazionale Gianpietro Briola: «Nessun pericolo per i donatori»

I donatori possono stare tranquilli: il coronavirus, la forma virale che dalla città di Whuan, in Cina, si sta rapidamente diffondendo anche in altri continenti, tra cui l’Europa, non rappresenta un pericolo per chi deve donare o ricevere il sangue. Ci pensa il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, a fare chiarezza su quanto sta avvenendo da ormai diversi giorni. Non ultima, l’installazione di uno scanner nell’aeroporto di Fiumicino, a Roma, per analizzare lo stato di salute dei passeggeri provenienti da quelle zone: «Si tratta di una sindrome che ha sintomi prettamente influenzali i cui rischi, al momento, sono legati soltanto alla Cina», spiega Briola. «Non c’è alcuna correlazione con chi deve donare il sangue, al massimo sarà sufficiente sospendere per un periodo l’attività come del resto avviene con qualsiasi altra patologia virale». Tuttavia non esisterebbe un vaccino in grado di debellare il virus: «Possiamo dire che chi si è vaccinato può contare su un livello di copertura maggiore rispetto a chi non lo ha fatto». Come l’Oms sta facendo nelle ultime ore, anche il presidente Briola smorza i toni sul rischio di epidemia: «Fortunatamente questo pericolo non c’è perché, a differenza di quanto avvenne con il caso della Sars (una forma di polmonite atipica diffusasi sempre dalla Cina nel 2002, ndr), in questo caso si è tenuta una gestione politico-sanitaria di condivisione su risultati e tipologia di infezione, che ha permesso di scansionare, in tutti gli aeroporti, i passeggeri provenienti dalle zone di contagio».

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I donatori possono stare tranquilli: il coronavirus, la forma virale che dalla città di Whuan, in Cina, si sta rapidamente diffondendo anche in altri continenti, tra cui l’Europa, non rappresenta un pericolo per chi deve donare o ricevere il sangue. Ci pensa il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, a fare chiarezza su quanto sta avvenendo da ormai diversi giorni. Non ultima, l’installazione di uno scanner nell’aeroporto di Fiumicino, a Roma, per analizzare lo stato di salute dei passeggeri provenienti da quelle zone: «Si tratta di una sindrome che ha sintomi prettamente influenzali i cui rischi, al momento, sono legati soltanto alla Cina», spiega Briola. «Non c’è alcuna correlazione con chi deve donare il sangue, al massimo sarà sufficiente sospendere per un periodo l’attività come del resto avviene con qualsiasi altra patologia virale». Tuttavia non esisterebbe un vaccino in grado di debellare il virus: «Possiamo dire che chi si è vaccinato può contare su un livello di copertura maggiore rispetto a chi non lo ha fatto». Come l’Oms sta facendo nelle ultime ore, anche il presidente Briola smorza i toni sul rischio di epidemia: «Fortunatamente questo pericolo non c’è perché, a differenza di quanto avvenne con il caso della Sars (una forma di polmonite atipica diffusasi sempre dalla Cina nel 2002, ndr), in questo caso si è tenuta una gestione politico-sanitaria di condivisione su risultati e tipologia di infezione, che ha permesso di scansionare, in tutti gli aeroporti, i passeggeri provenienti dalle zone di contagio».

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