Sempre più ospedali in Italia stanno adottando la cultura del PBM, il “Patient Blood Management”. Lo confermano i risultati di un report, pubblicato dal Centro nazionale sangue, ed effettuato coinvolgendo 153 strutture sanitarie sul territorio nazionale a cui hanno partecipato rappresentanti di strutture regionali di coordinamento per le attività trasfusionali e società scientifiche come SIMTI, ANEMO, SIdEM, SIAARTI e ANMDO. Il Pbm consiste in una serie di tecniche farmacologiche e non che vengono adottate prima, durate e dopo un intervento, seguendo tre pilastri principali: l’ottimizzazione della capacità di produrre globuli rossi, la riduzione del sanguinamento e la tolleranza dell’anemia agendo anche con l’aiuto di determinati farmaci. Un approccio terapeutico che, in base agli studi effettuati, ridurrebbe i rischi di mortalità per i pazienti anemici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico e che ad oggi oscillano tra il 3% e il 10%. Ma non solo. Il Pbm punta a rendere sempre più consolidato un approccio multiprofessionale anche in termini di impiego di emocomponenti e farmaci plasmaderivati. Come ha spiegato il direttore del Cns, Giancarlo Liumbruno, «la gestione di un paziente prima di un’operazione rappresenta un momento fondamentale. Il mancato trattamento dell’anemia comporta rischi di complicazioni anche gravi post-operatorie. Diversi studi hanno quantificato i vantaggi non solo per il paziente, come le complicazioni che calano fino al 41% e le riammissioni ridotte fino al 43%, ma anche per i servizi sanitari. Il sondaggio sull’applicazione delle linee guida che abbiamo effettuato serve proprio a questo, a valutare il costante miglioramento dell’efficacia, delle performance e della sostenibilità del nostro sistema trasfusionale». Dalla ricerca, è emersa una buona implementazione dei programmi di screening dell’anemia in base alle tempistiche indicate dalle linee guida nazionali e internazionali, così come un approccio terapeutico volto a correggere le cause dell’anemia stessa. Nei presidi ospedalieri coinvolti nella survey si fa ricorso alla trasfusione di un’unità per volta così come raccomandato dal Cns.
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