Ci chiediamo mai se sia opportuno condividere un testo o un video? Ci rendiamo conto delle conseguenze che possono generare i termini e i toni con cui scriviamo qualcosa? Siamo consapevoli del fatto che la violenza non si manifesta solo con le aggressioni fisiche, ma anche con il linguaggio? Nell’epoca dei social network e di sempre più canali dedicati alla comunicazione, se da un lato ognuno di noi può avere a portata di mano molteplici strumenti per acquisire le informazioni di cui ha bisogno, allo stesso tempo rischiamo di prestare il fianco a chi, della tecnologia, fa l’uso più sbagliato possibile: la rende uno strumento di aggressione, di violenza, di prevaricazione. Un decalogo, un vero e proprio vademecum che, punto per punto, spiega come e perché sia necessario utilizzare un tipo di comunicazione, appunto, non ostile e inclusiva. È il nuovo “Manifesto” presentato da Parole O_Stili, l’associazione no profit nata a Trieste nel 2016 che, come obiettivo primario, ha quello di educare e responsabilizzare gli utenti a scegliere forme comunicative adeguate. Lavorando con scuole, università e associazioni di volontariato, Parole O_Stili promuove il concetto di come “virtuale” sia “reale”, cioè di come non faccia differenza se a una persona si parli a voce o tramite un post: il tono violento della comunicazione arriva lo stesso. Nella presentazione del nuovo Manifesto che punta alla comunicazione “inclusiva”, l’associazione ha addirittura stilato una “classifica” dei più odiati dai cosiddetti “leoni da tastiera”.
Nella stesura del documento e nella collaborazione per incentivare un linguaggio finalizzato sempre più ad accogliere e non ad escludere, tra le altre realtà, c’è stata ancora una volta anche AVIS Nazionale che, dopo la sottoscrizione del Manifesto nel 2018, già lo scorso anno aprì i lavori dell’84° Assemblea generale di Riccione con un corso di formazione, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, sulla comunicazione non violenta. Un’ulteriore dimostrazione di come quelli affrontati nel Manifesto siano valori cardine del nostro impegno quotidiano. La solidarietà e l’attività di tanti volontari si basa proprio su questo, sull’inclusione e l’uguaglianza di ognuno di noi, soprattutto per quel che riguarda i donatori di sangue: concetti che, non a caso, sono stati al centro del convegno che la stessa AVIS aveva organizzato a Padova lo scorso 8 febbraio. Come recita il Manifesto, “le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare”.