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Dal Marocco al Servizio Civile in Avis, la storia di Asmae: «Io, musulmana, vi racconto perché sono qui»

Asmae vive in provincia di Treviso da quando ha 11 anni. È di religione islamica e ha scelto il Servizio Civile in Avis Regionale VenetoAsmae vive in provincia di Treviso da quando ha 11 anni. È di religione islamica e ha scelto il Servizio Civile in Avis Regionale Veneto

C’è un proverbio che recita: “Senza il cammello non puoi attraversare il deserto. Senza una donna non puoi attraversare la vita”. È uno dei detti più diffusi in un Paese che, per il suo fascino e per i suoi colori, colpì addirittura uno che di colori e di stile se ne intendeva eccome: lo stilista francese Yves Saint Laurent. Stiamo parlando del Marocco. Qui 29 anni fa è nata Asmae Bibaouen. Quando ne aveva appena 11 è partita con la sua famiglia alla volta dell’Italia, della provincia di Treviso per la precisione. Si è diplomata in Scienze Sociali e all’università Ca’ Foscari di Venezia studia Lingue. Sensibilità e desiderio di aiutare gli altri l’hanno spinta, prima ancora di scegliere il Servizio Civile Universale in Avis Regionale Veneto, a optare per la Lingua dei segnicome seconda opzione per il suo attuale corso di studi (l’altra è il Francese): «Avevo questo desiderio da quando vivevo in Marocco – racconta – dove mio padre effettuava lezioni a persone sorde. Per me è uno strumento in più per comunicare e non escludere nessuno». Secondo quel principio di inclusione che lei, musulmana, ha vissuto sulla sua pelle, spesso dovendo fare i conti con stereotipi e pregiudizi.

 

Come mai hai deciso di avvicinarti ad AVIS e al Servizio Civile?

«Per il ruolo straordinario che ricopre all’interno della società. Impegnarsi affinché a migliaia di persone venga messo a disposizione gratuitamente il sangue o il plasma per le terapie di cui hanno bisogno, è un gesto di altissimo valore etico e sociale. Ecco perché sono qui».

 

Asmae Servizio Civile Avis Regionale Veneto2Asmae, con il nostro collega Beppe Castellano, nella redazione di Dono&Vita

Quali erano le tue aspettative e di cosa ti piace occuparti in particolare?

«Inizialmente volevo occuparmi di progetti legati all’immigrazione, ma poi ho capito che il mio desiderio era quello di stare accanto ai donatori. Mi piacerebbe accoglierli e affiancarli nelle giornate in cui devono donare il sangue, ma ancora non sono riuscita a farlo: spero di avere questa possibilità nei prossimi mesi. Per il momento collaboro con la segreteria e gestisco questioni amministrative, oltre ad aver dato il mio contributo per la realizzazione di alcuni articoli del periodico dell’Avis Regionale Veneto, Dono&Vita».

 

Le comunità islamiche presenti in Italia offrono grande collaborazione alle attività di AVIS, eppure si parla di loro solo in occasione di eventi legati al terrorismo: come vivi questa situazione?

«Fatti del genere danneggiano tutti noi musulmani, perché vanno nella direzione opposta rispetto agli insegnamenti del Corano. E in questo molto spesso i media non aiutano. Io stessa, in più occasioni, sono stata vittima di episodi poco carini: mi è capitato di sentire persone che parlavano di me pensando che io non le capissi e di vedere i loro sguardi o di essere da sola alla fermata dell’autobus con l’autista di turno che, vedendomi con il velo, non si fermava. Altre volte, salita sul mezzo, mi è stato chiesto perché non potessi prendere quello successivo. Insomma, per noi non sono situazioni semplici da gestire, si tende a generalizzare con troppa facilità. Io porto il velo per mia scelta da quando avevo 20 anni, persino i miei genitori mi chiesero se fossi sicura di questa decisione: io non rinnego la mia cultura e non faccio la volontaria per riscattarmi da qualcosa. Lo faccio perché voglio aiutare gli altri, lo farei anche se vivessi ancora in Marocco».

 

Asmae Servizio Civile Avis Regionale VenetoAsmae insieme ai volontari dell'Avis Regionale Veneto

Cosa significa per te essere parte attiva di una realtà che fa della solidarietà e del volontariato i propri principi cardine?

«Per me è un onore essere in questa associazione. È sufficiente rendersi conto delle persone che ogni giorno vivono grazie al sangue donato per capire quanto sia prezioso l’impegno di AVIS per tutta la comunità, un supporto che non è mai mancato nemmeno in quest’anno caratterizzato dall’emergenza Covid. Porto con me questa esperienza straordinaria che mi piacerebbe proseguire anche una volta ultimato il percorso nel Servizio Civile».

 

Hai parlato del Covid: quanto è stato importante, secondo te, il ruolo del volontariato in questo 2020 così complicato?

«È stato fondamentale. Nonostante i timori iniziali, nessuno si è mai fermato e non solo per quanto riguarda la donazione. AVIS è stata in prima linea anche nel garantire mascherine e gel igienizzanti su tutto il territorio, a dimostrazione di come un’associazione di volontariato faccia sempre il massimo per aiutare gli altri».

 

Quale consiglio daresti a un giovane che si approccia al mondo del volontariato?

«Direi di scegliere AVIS perché offre una straordinaria opportunità per prepararsi al mondo del lavoro facendo parte di un team, ma soprattutto per conoscere e ascoltare testimonianze ed esperienze che rappresentano vere e proprie lezioni di vita. L’Italia è la mia seconda patria e il mio ringraziamento alle possibilità che mi sono state concesse si manifesta anche in questo modo».

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