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Raccolta plasma, numeri in crescita nel 2019. L’autosufficienza è sempre più vicina

Una raccolta plasma in costante crescita e un’autosufficienza nazionale sempre più vicina, così da diventare indipendenti dal mercato nordamericano. I numeri del Centro nazionale sangue premiano l’attività dei donatori effettuata nel corso del 2019, anno in cui si è registrato un +1,4% rispetto al 2018. Sono stati 856mila i chili ricavati, con il traguardo degli 860mila sempre più a portata di mano. Se gli Stati Uniti continuano a far registrare una copertura del 71% del fabbisogno mondiale, a fronte del 10% dell’Europa, i dati presentati premiano ancora una volta il sistema italiano, frutto della scelta etica, volontaria e non remunerata. Come ha spiegato il direttore del Cns, Giancarlo Maria Liumbruno, «il raggiungimento degli 860mila chili di plasma entro il 2021 è uno sforzo alla nostra portata. Se in ogni centro di raccolta si facessero tre donazioni in più a settimana, in un anno si aumenterebbe la raccolta di oltre 20 mila chilogrammi». Emofilia e immunodeficienze sono solo alcune delle patologie per le quali i farmaci plasmaderivati rappresentano dei veri e propri salvavita, ecco perché il Programma nazionale di autosufficienza prevede che ogni regione aumenti la raccolta in base alle proprie possibilità. E le regioni hanno risposto. Marche, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono state le più virtuose nel corso del 2019, sfondando il “muro” dei 20 chili di plasma ogni mille abitanti. Indietro sempre, invece, Lazio, Campania e Calabria. In tutto questo non bisogna mai dimenticare come nel nostro Paese la strategia si basi sulla promozione della donazione e non sullo sfruttamento dei donatori: tanto per fare un esempio, in Nord America si possono raggiungere le 104 donazioni all’anno (una media di due a settimana con conseguenti ripercussioni non solo sulla salute di chi dona, ma anche sulla qualità del plasma stesso), mentre in Italia il limite è di 20. Ecco perché il Civis (che rappresenta il milione e settecentomila donatori italiani) e il Cns hanno condiviso le loro preoccupazioni anche con l’Edqm (lo European Directorate for the Quality of Medicines), manifestando la loro contrarietà ad aumentare il numero minimo di donazioni di plasma raccomandate in Europa da 33 attuali a 60.

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Una raccolta plasma in costante crescita e un’autosufficienza nazionale sempre più vicina, così da diventare indipendenti dal mercato nordamericano. I numeri del Centro nazionale sangue premiano l’attività dei donatori effettuata nel corso del 2019, anno in cui si è registrato un +1,4% rispetto al 2018. Sono stati 856mila i chili ricavati, con il traguardo degli 860mila sempre più a portata di mano. Se gli Stati Uniti continuano a far registrare una copertura del 71% del fabbisogno mondiale, a fronte del 10% dell’Europa, i dati presentati premiano ancora una volta il sistema italiano, frutto della scelta etica, volontaria e non remunerata. Come ha spiegato il direttore del Cns, Giancarlo Maria Liumbruno, «il raggiungimento degli 860mila chili di plasma entro il 2021 è uno sforzo alla nostra portata. Se in ogni centro di raccolta si facessero tre donazioni in più a settimana, in un anno si aumenterebbe la raccolta di oltre 20 mila chilogrammi». Emofilia e immunodeficienze sono solo alcune delle patologie per le quali i farmaci plasmaderivati rappresentano dei veri e propri salvavita, ecco perché il Programma nazionale di autosufficienza prevede che ogni regione aumenti la raccolta in base alle proprie possibilità. E le regioni hanno risposto. Marche, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono state le più virtuose nel corso del 2019, sfondando il “muro” dei 20 chili di plasma ogni mille abitanti. Indietro sempre, invece, Lazio, Campania e Calabria. In tutto questo non bisogna mai dimenticare come nel nostro Paese la strategia si basi sulla promozione della donazione e non sullo sfruttamento dei donatori: tanto per fare un esempio, in Nord America si possono raggiungere le 104 donazioni all’anno (una media di due a settimana con conseguenti ripercussioni non solo sulla salute di chi dona, ma anche sulla qualità del plasma stesso), mentre in Italia il limite è di 20. Ecco perché il Civis (che rappresenta il milione e settecentomila donatori italiani) e il Cns hanno condiviso le loro preoccupazioni anche con l’Edqm (lo European Directorate for the Quality of Medicines), manifestando la loro contrarietà ad aumentare il numero minimo di donazioni di plasma raccomandate in Europa da 33 attuali a 60.

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