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Servizio Civile, l’esperienza di Rosario: «L’impegno dei giovani è la chiave per far ripartire il nostro Paese»

Rosario Vero ha 27 anni, vive a Sorbo San Basile, in provincia di Catanzaro, e sta svolgendo il Servizio Civile nell'Avis Comunale del suo paeseRosario Vero ha 27 anni, vive a Sorbo San Basile, in provincia di Catanzaro, e sta svolgendo il Servizio Civile nell'Avis Comunale del suo paese

Si chiama Sorbo San Basile. È un piccolo centro, di nemmeno mille abitanti, della provincia di Catanzaro. Qui, nell’Avis Comunale, è impegnato come volontario Rosario Vero. Ha 27 anni e studia all’Accademia delle Belle Arti del capoluogo calabrese. Parallelamente, oltre alla collaborazione con l’oratorio del suo paese e il supporto ai bambini, spesso a quelli ricoverati in ospedale, sta svolgendo il Servizio Civile con la nostra associazione. Si occupa della parte logistico-organizzativa, dalla chiamata ai donatori alla programmazione e gestione delle giornate di raccolta. È felice e ha le idee chiare, Rosario, nonostante la giovane età: «Dobbiamo darci da fare, soprattutto noi della cosiddetta nuova generazione – racconta – è importante che ciascuno faccia la propria parte non solo per aiutare gli altri, ma anche per far sì che le piccole realtà della nostra regione abbiano sempre linfa vitale nuova per iniziative e progetti a favore degli altri».

 

Come mai hai deciso di avvicinarti ad AVIS e al Servizio Civile?

«Tutto è cominciato perché una persona a me cara ha avuto necessità di sangue e lì ho capito quanto sia importante AVIS e il suo impegno verso la società. È fondamentale che noi giovani capiamo quanto la donazione sia strategica per l’intero sistema nazionale. Il Servizio Civile consente proprio questo, di coinvolgere le nuove generazioni e non farle chiudere nell’apatia che si rischia in piccoli centri come quelli in cui viviamo. L’entusiasmo va alimentato, non spento, ecco perché occorre l’impegno di tutti per sensibilizzare e promuovere la donazione».

 

Rosario VeroRosario Vero

Quali erano le tue aspettative e di cosa ti piace occuparti in particolare?

«Personalmente mi occupo della promozione della donazione, contattando i donatori e organizzando le giornate di raccolta. Mi sarebbe piaciuto effettuare la promozione nelle scuole del territorio, ma a causa delle restrizioni per il Covid-19 non è stato possibile. Spero di poter ricominciare quanto prima. Sono molto contento di quanto sto facendo, ma se devo essere sincero ho sentito la mancanza degli incontri di formazione che, per i motivi già citati, sono avvenuti solo a distanza. La pandemia ha cambiato la vita di tutti, viviamo meno il contatto fisico e questa è stata una mancanza importante almeno per me».

 

Cosa significa per te essere parte attiva di una realtà che fa della solidarietà e del volontariato i propri principi cardine?

«Il lato umano è quello che mi tocca di più. Io già lavoravo con i bambini, prima di entrare in AVIS. Parallelamente agli studi, infatti, organizzo eventi ludici e mi è capitato di far visita, con altri ragazzi, ad alcuni piccoli pazienti ricoverati in ospedale. Ci siamo travestiti da supereroi e per loro vederci è stata una sorpresa straordinaria: il loro sorriso e la loro gioia mi hanno commosso e hanno rafforzato ancor di più in me la convinzione di quanto sia indispensabile fare la propria parte per stare vicino a chi ha più bisogno. Il senso della donazione in fin dei conti è questo: compiere un piccolo gesto che per chi dona può sembrare insignificante, ma che per chi lo riceve significa avere cure e speranza di vita. Organizzare e coinvolgere la società serve al Paese per crescere e dare valore ai contatti umani, soprattutto in un mondo che è sempre più digitalizzato: solidarietà e volontariato sono le chiavi per tenere viva la nostra società».

 

Quanto è stato importante secondo te il ruolo del volontariato nella fase dell’emergenza Coronavirus?

«Credo sia stato fondamentale. Se si fossero bloccate le attività non ci sarebbero state scorte sufficienti per gli ospedali: nonostante le difficoltà e i timori di andare a donare, l’impegno dei volontari è stato determinante insieme al nostro coraggio e al nostro sentimento di solidarietà. Non abbiamo ceduto alla paura».

 

L’impegno del Servizio Civile può migliorare ancora in qualcosa?

«Per me rappresenta un modo efficace di formare la persona. È molto ben strutturato, sono estremamente felice di farne parte perché serve a capire l’importanza di riuscire a portare a termine un qualcosa. Sarebbe bello se, ultimata la fase del volontariato, potesse offrire sbocchi futuri anche a livello lavorativo».

 

Quale consiglio daresti a un giovane che si approccia al mondo del volontariato?

«Direi che è una scelta da compiere per la società, ma soprattutto per se stessi. Vedere il sorriso delle persone che vengono aiutate è la ricompensa più bella che si possa ricevere. Invito, chi non l’abbia già fatto, a venire a farsi una chiacchierata nella nostra sede, per capire cos’è AVIS e cosa facciamo per dare una mano agli altri. Spero che tutto torni alla normalità il prima possibile perché è da un piccolo grande gesto come questo che possono nascere e crescere storie meravigliose».

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