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Solidarietà oltre ogni confine, in Congo i pozzi d’acqua realizzati con l’aiuto dell’Avis di Fontaniva

Un bene vitale. Un qualcosa di estremamente prezioso. Un valore che le è valso l’appellativo di “oro blu”. L’acqua è, purtroppo, un lusso che in molte parti del mondo nessuno si può permettere. In Africa in particolare. Territori segnati da povertà, carestie, fame e guerre civili che, molto spesso, come “ragione” hanno proprio la necessità di acqua.  Anche i più giovani fanno scorte di acqua al pozzo dell'Avis Lo sanno bene i volontari dell’Avis di Fontaniva, un piccolo comune in provincia di Padova, ma con un cuore grande così. Da qualche anno, in collaborazione con il Gruppo Missionario della zona, l’associazione ha iniziato a sostenere un progetto tanto ambizioso, quanto umanamente commovente: la realizzazione di pozzi d’acqua nella Repubblica Democratica del Congo, più precisamente nel Kivu, la regione epicentro di una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Una guerra civile che, dal 1998 a oggi, ha generato oltre 5 milioni di morti (di cui la metà, in base ai dati forniti dall’Unicef, bambini) per fame, malattie, mancanza di acqua potabile e assistenza medica e sociale.  Persone in fila per rifornirsi di acqua Laggiù c’è padre Franco Bordignon, missionario saveriano originario di Cittadella, e riferimento dell’Avis di Fontaniva: «Abbiamo iniziato questo progetto da qualche anno – racconta la presidente Emanuela Rinaldi – e siamo molto soddisfatti di quanto stiamo facendo. Già nella nostra zona, insieme alla Caritas, avevamo avviato delle iniziative di aiuto per le persone originarie di quei territori, ma ci siamo resi conto che dovevamo intervenire anche nei loro Paesi di origine».  Anche i più giovani fanno scorte di acqua al pozzo dell'Avis In pochi anni sono stati una decina i pozzi d’acqua realizzati, un vero e proprio patrimonio per la comunità locale che, fin dall’inizio, è stata parte integrante del progetto: «Il fatto di poter contare su padre Bordignon ci ha evitato di dover partire per fare delle supervisioni in loco, così da risparmiare i soldi del viaggio e destinarli ad altre attività solidali». L’ultimo pozzo è stato realizzato nel 2019, un modo per celebrare i 50 anni della sede avisina: «Un compleanno reso ancor più speciale dall’aver visto concretizzarsi un progetto così importante – conclude la presidente – Speriamo di poterne portare avanti altri e di poter aiutare più persone possibili. Lo spirito di noi donatori e volontari sta proprio in questo, nel rendersi disponibili verso gli altri».Un bene vitale. Un qualcosa di estremamente prezioso. Un valore che le è valso l’appellativo di “oro blu”. L’acqua è, purtroppo, un lusso che in molte parti del mondo nessuno si può permettere. In Africa in particolare. Territori segnati da povertà, carestie, fame e guerre civili che, molto spesso, come “ragione” hanno proprio la necessità di acqua.  Anche i più giovani fanno scorte di acqua al pozzo dell'Avis Lo sanno bene i volontari dell’Avis di Fontaniva, un piccolo comune in provincia di Padova, ma con un cuore grande così. Da qualche anno, in collaborazione con il Gruppo Missionario della zona, l’associazione ha iniziato a sostenere un progetto tanto ambizioso, quanto umanamente commovente: la realizzazione di pozzi d’acqua nella Repubblica Democratica del Congo, più precisamente nel Kivu, la regione epicentro di una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Una guerra civile che, dal 1998 a oggi, ha generato oltre 5 milioni di morti (di cui la metà, in base ai dati forniti dall’Unicef, bambini) per fame, malattie, mancanza di acqua potabile e assistenza medica e sociale.  Persone in fila per rifornirsi di acqua Laggiù c’è padre Franco Bordignon, missionario saveriano originario di Cittadella, e riferimento dell’Avis di Fontaniva: «Abbiamo iniziato questo progetto da qualche anno – racconta la presidente Emanuela Rinaldi – e siamo molto soddisfatti di quanto stiamo facendo. Già nella nostra zona, insieme alla Caritas, avevamo avviato delle iniziative di aiuto per le persone originarie di quei territori, ma ci siamo resi conto che dovevamo intervenire anche nei loro Paesi di origine».  Anche i più giovani fanno scorte di acqua al pozzo dell'Avis In pochi anni sono stati una decina i pozzi d’acqua realizzati, un vero e proprio patrimonio per la comunità locale che, fin dall’inizio, è stata parte integrante del progetto: «Il fatto di poter contare su padre Bordignon ci ha evitato di dover partire per fare delle supervisioni in loco, così da risparmiare i soldi del viaggio e destinarli ad altre attività solidali». L’ultimo pozzo è stato realizzato nel 2019, un modo per celebrare i 50 anni della sede avisina: «Un compleanno reso ancor più speciale dall’aver visto concretizzarsi un progetto così importante – conclude la presidente – Speriamo di poterne portare avanti altri e di poter aiutare più persone possibili. Lo spirito di noi donatori e volontari sta proprio in questo, nel rendersi disponibili verso gli altri».

Un bene vitale

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